‘Un Natale stupefacente’, trama e recensione del film

“Un Natale stupefacente” è il nuovo film di Lillo e Greg con Ambra Angiolini e Paolo Calabresi. La trama e la recensione della commedia di Natale.

Una corsa al box office natalizio così affannata non si vedeva da tempo. L’ultimo film ad essere presentato, in ordine di tempo, è il 31° cinepanettone di Aurelio De Laurentis che quest’anno ha prodotto “Un Natale Stupefacente” con protagonisti Lillo e Greg, Ambra, Paola Minaccioni e Paolo Calabresi. Proseguendo il cammino cominciato con “Colpi di fulmine” e “Colpi di fortuna”, la Filmauro ha deciso di investire su un cambiamento di rotta, su attori diversi operando un passaggio di consegne alla regia. Durante la conferenza stampa attori, regista e produttori hanno letteralmente abusato del termine “innovazione” senza che nel film se ne veda l’ombra. L’unica operazione apprezzabile da parte degli sceneggiatori e del regista Volfango De Biasi è quella di aver ripulito il copione delle volgarità proprie dei cinepanettoni più recenti per assecondare le esigenze del pubblico che aveva dato chiari segnali di disinteresse.

Ma cominciamo con la trama. Zio Remo e zio Oscar (Lillo e Greg) sono chiamati ad occuparsi del loro nipotino Matteo di soli 8 anni. I suoi genitori, qualche giorno prima di Natale, sono stati arrestati per coltivazione di sostanze stupefacenti. I due irresponsabili zii tenteranno in ogni modo di apparire dei buoni tutori legali del bambino agli occhi dei due assistenti sociali affidati al caso (Francesco Montanari e Riccardo De Filippis) ma le loro disastrose situazioni sentimentali contribuiranno a rendere ancor più caotiche le loro vite. Remo dorme in macchina da quando la moglie Marisa (Paola Minaccioni) l’ha lasciato per il tatuatissimo Giustino (Paolo Calabresi) mentre Oscar, che trascorre le giornate a fare il latin lover, si è innamorato della sua ultima fiamma Genny (Ambra Angiolini). Tutti insieme uniranno le loro forze per proteggere Matteo ed impedire agli assistenti sociali di portarlo in istituto.

Una scena del film
Una scena del film

Partendo dalle note positive, giova senza dubbio la presenza dietro la macchina da presa di un regista giovane come Volfango De Biasi. Quest’ultimo aveva già contribuito alle sceneggiature degli ultimi due film di Natale e fa un salto di qualità rispetto ai suoi primi film “Come tu mi vuoi” e “Iago” con protagonista Nicolas Vaporidis. Il cineasta romano è sicuramente preparato dal punto di vista tecnico, conosce i tempi comici ed è bravo a sfruttare le gag tra Lillo Greg, di cui si è detto un grande estimatore. Una ventata di freschezza rispetto alle ultime prove di Neri Parenti che avevano lasciato molto a desiderare. Il problema che si presenta in “Un Natale stupefacente” è che, pur cambiando la struttura narrativa che non è più ad episodi, la sostanza rimane la stessa. Lillo e Greg si propongono come i nuovi mattatori ma non riescono a reggere la totale durata del film che regge tutto sulle loro spalle, alternando così siparietti più o meno riusciti a momenti di impasse.

Nonostante qui manchino le starlette prestate al cinema dalla fine degli anni Novanta all’ultimo cinepanettone del 2011, “Vacanze di Natale a Cortina”, prontamente sostituite da due brave attrici come Ambra Angiolini e Paola Minaccioni, la donna non riesce a riscattarsi. La figura femminile continua ad essere massacrata e svilita. Ambra è Genny, una donna che non aspetta altro di trovare marito e che gioca le carte della seduzione grugnendo e stritolando capezzoli mentre la Minaccioni veste i panni di Marisa, che prima lascia il marito per sostituirlo con il “guru” Giustino e poi ci torna insieme con l’inganno ordito da Remo e i suoi folli amici. Un ritratto, quello offerto da “Un Natale stupefacente”, piuttosto maschilista nel quale, pur volendo sottolineare la simpatia di Lillo e Greg, infastidisce la superficialità con cui vengono tratteggiati dei personaggi femminili che hanno poco o niente da dire. A trionfare in questo senso sono la furbizia, la poca eleganza e la dubbia intelligenza.

Dulcis in fundo, è molto discutibile la scelta di far interpretare a Francesco Montanari e Riccardo De Filippis, noti al grande pubblico per i ruoli de il Libanese e Scrocchiazeppi di “Romanzo Criminale”, una coppia di assistenti sociali gay. Pur non volendo essere moralisti, questa rappresentazione ha degli indubbi aspetti omofobi che non mancheranno di offendere la sensibilità di qualcuno. Tutto ciò considerato ci sentiamo di preferire a questo ennesimo tentativo fallito di rinnovamento altri bellissimi film che in queste ore stanno cercando spazio nei cinema italiani pronti a resistere alla prepotente invasione nelle sale di De Laurentis , il cui film è stato distribuito in più di 650 copie. In conferenza stampa, in occasione della presentazione di “Un Natale stupefacente”, De Laurentis si è espresso in questi termini: “a livello distributivo in Italia siamo la schifezza della schifezza dell’inesistenza”. Parole che danno esattamente il senso della sua rivoluzione sperando sempre che gli italiani possano essere meglio di ciò che dall’alto continua ad essergli propinato.

Rosa Maiuccaro

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