PENSIONI, ECCO COSA CAMBIA DAL 2013

Ancora un mese poi, dal gennaio 2013, entreranno in vigore le nuove norme pensionistiche che faranno risparmiare allo Stato 22 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 7 anni grazie a due punti fondamentali: l’allungamento dell’età pensionabile e il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. Se alla fine del 2012 sono ancora usciti dal lavoro i dipendenti che hanno maturato i requisiti a fine 2011, dal 2013 i lavoratori dipendenti potranno lasciare il lavoro solo con le regole previste dalla riforma. Tante le novità, a partire dall’innalzamento della sogli dell’età pensionabile. Nel 2013 infatti si potrà andare in pensione di vecchiaia con almeno 62 anni e tre mesi per le donne (63 anni e 9 mesi se lavoratrici autonome) e con 66 anni e tre mesi per gli uomini. Si potrà andare in pensione anticipata solo se si sono maturati almeno 42 anni e 5 mesi di contributi se uomini e 41 anni e 5 mesi se donne.
Ma la vera novità introdotta dalla riforma Fornero è la possibilità di rimanere a lavoro fino ai 75 anni. Il lavoratore, dal 2013, avrà la possibilità di scegliere di restare in attività fino a 70 anni e 3 mesi senza essere licenziato (70 anni nel 2012), cioè 4 anni in più della soglia normale di accesso alla pensione di vecchiaia. Soglia che, per effetto dell’innalzamento dell’aspettativa di vita, potrà salire a 75 anni e 3 mesi nel 2065. La legge prevede espressamente la tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (anche se poi è stato attenuato dalla legge 92 del 2012). Questa norma darà beneficio ad alcuni (pochi) ma creerà indiscutibili difficoltà per le aziende, che si troveranno dipendenti anziani e scarsamente produttivi, e per i giovani che si scontreranno sempre più con un mercato del lavoro chiuso e inizieranno a lavorare sempre più tardi.
Guardando nel dettaglio della riforma, per gli uomini il cambiamento radicale riguarda la pensione anticipata per la quale ci vorranno 42 anni e 5 mesi di contributi. L’abolizione delle quote e l’incremento di un anno per gli anni di contributi necessari per l’uscita (oltre all’aumento dell’aspettativa di vita) terrà ancora in ufficio e in fabbrica lavoratori che si sentivano prossimi al ritiro. Per le donne è previsto aumento significativo dell’età che crescerà ancora gradualmente fino al 2018. Dal 2013 bisognerà attendere per le dipendenti i 62 anni e tre mesi e per le autonome 63 anni e 9 mesi. Dal 2014 ci vorranno 63 anni e 9 mesi per le dipendenti e 64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome. Per evitare il salto repentino previsto per gli anni successivi è previsto che le dipendenti che abbiano compiuto 60 anni entro il 2012 possano andare in pensione a 64 anni e 7 mesi.
È stato calcolato, inoltre, che i nuovi coefficienti riducono gli assegni intorno al 2-3 per cento. Inoltre, con il nuovo sistema il quando e il quanto delle pensioni future saranno dipendenti dalle statistiche sulla vita media. L’adeguamento, curato dall’Istat, sarà triennale sino al 2019 e poi biennale.