La paura del contagio da Coronavirus: i rischi presenti e futuri (podcast in calce)

Apro un nuovo spazio di riflessione sulla paura del contagio da Coronavirus ma prima occorra che io faccia una premessa: è importante che ciascuno di noi stia a casa per il seguente motivo:

  • Il sistema sanitario nazionale, soprattutto in alcune aree del Nord Italia, è in forte difficoltà. I medici e gli infermieri, oltre a curare i malati di Coronavirus, devono anche risolvere le problematiche di altri pazienti. Se si presentano in Ospedale molti malati in contemporanea, il personale non è in grado di adempiere i propri compiti con meticolosità ed efficienza. Questo si ripercuote sulla nostra salute e su quella dei nostri cari.

Quindi, siamo tutti coinvolti, dato che questa patologia si trasmette da persona a persona.

Paura del contagio da Coronavirus

La paura del contagio da Coronavirus e l’aumento degli psicofarmaci…

Si parla tanto, e giustamente, di persone più delicate, intendendo con questo termine anziani, disabili, malati oncologici, cardiopatici, diabetici etc. C’è però una fascia della popolazione che secondo me rischia molto in termine di salute psicofisica.

Il Sole24 Ore in un articolo pubblicato il 31 luglio 2019 sosteneva che la vendita di antidepressivi era in crescita in Italia del 3 per cento, con la Toscana in testa alla classifica e la Campania ultima. Un dato non troppo allarmante se confrontato con quello degli ansiolitici. L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sosteneva che nel 2017 la vendita di farmaci per l’ansia era in aumento dell’8 per cento.

Tralasciando gli effetti collaterali di questa farmaci, che indeboliscono molto l’organismo, predisponendolo a sviluppare altre patologie, credo che sarebbe opportuno in questo periodo di emergenza da Coronavirus prestare molto attenzione alle persone che hanno problemi psicologici e a quanti potrebbero svilupparne.

L’aspetto psicologico è importante…

Non considerare l’aspetto psicologico è da irresponsabili, perché se da un lato è importante stare a casa dall’altro bisognerebbe che cominciassimo a considerare l’individuo totalmente, in modo olistico. C’è sempre tempo per cambiare rotta. Non siamo robot che si muovono nello spazio-tempo. Siamo molto, molto di più! Siamo anima. Siamo esseri sociali. E un pc e un computer di per sé non possono soddisfare le esigenze intrinseche di un essere umano. E` fondamentale, dunque, non abbandonare le persone sole e con problemi psichiatrici.  Perché non siamo tutti uguali. Le reazioni non sono le stesse. C’è chi vede in questo momento un’occasione per imparare cose nuove, per rinascere, e chi purtroppo si lascia ulteriormente andare.

La paura da Coronavirus: ecco cosa dicono alcuni esperti

Il 23 febbraio 2020 Massimo Recalcati su Repubblica scriveva: “Il panicocome reazione collettiva sorge per infezione psichica e non virale. Le truppe sono allo sbando quando il loro capo viene abbattuto. La massa, riunita in una piazza, si sgretola scompostamente quando viene annunciata la presenza di un pericolo imminente. Il corpo collettivo preso dal panico si smembra. La massa panicata è una massa in frantumi, frammentata, smarrita, essa ha perduto l’illusoria unità che sentirsi uniti e identificati alla stessa insegna comporta”.

Secondo Recalcati, ci sono due modi di reagire al pericolo: o negarlo oppure impaurirsi a tal punto da reagire in modo irrazionale e spropositato. “Il panico alimenta il panico”, rendendoci cechi e portandoci ad attaccare l’ipotetico untore. Ma una soluzione c’è ed è quella di trasformare la massa panicata in un collettivo civile. Dunque, civiltà significa anche prendersi cura anche di chi è a rischio non tanto per il coronavirus quanto per le ripercussioni che questo comporta sul soggetto inerte.

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Il consiglio di Raffaele Morelli

Le varie corrente psicologiche, rappresentate dai diversi psichiatri e psicologici italiani sono concordi nel temere che questa paura del contagio da Coronavirus, possa fare molti danni. Raffaele Morelli dà delle soluzioni: “Nessuno di noi è mai ad un bivio. Il nostro inconscio sceglie da solo.  La mentalità del bivio crea ansia, difficoltà e disagio”.

Lo psichiatra junghiano dà un altro suggerimento: “Anche quando siamo immersi nelle tempeste della vita, non dobbiamo perdere la nostra guida. Nei momenti difficili ci si deve ricordare del timoniere interno. Le aree femminili del cervello, sia delle donne che degli uomini, producono ormoni che ci curano. E’ importante che la nostra psiche sia nel benessere. Se rimuginiamo continuamente sul virus rischiamo molto indebolendo le difese immunitarie”. Insomma, non dimentichiamoci della nostra anima e di rimanere umani anche nelle tempeste.

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