“La Nostra Terra”: commedia buonista ma divertente sull’antimafia

La recensione del film “La Nostra Terra”, diretto da Giulio Manfredonia con Stefano Accorsi, Sergio Rubini, Tommaso Ragno, Maria Rosaria Russo, al cinema dal 18 settembre

La nostra terra filmLa crisi economica, la mafia, la terra dei fuochi: argomenti che sempre più spesso sono oggetto di accesi dibattiti e discussioni. Il nuovo film di Giulio Manfredonia, La Nostra Terra, cerca di raccontare una storia di antimafia in modo divertente e scanzonato. Il racconto parte da lontano ovvero da quando la famiglia del boss Nicola Sansone (Tommaso Ragno) si appropria indebitamente delle terre del suo coetaneo e compagno di giochi Cosimo (Sergio Rubini), che diventa suo fattore. Diversi anni dopo quelle stesse terre saranno confiscate dallo Stato e assegnate ad una cooperativa che, a causa dei continui boicottaggi, non riesce ad avviare l’attività. In loro soccorso viene inviato Filippo (Stefano Accorsi), un professionista dell’antimafia che lavora comodamente seduto nel suo ufficio del Nord che si rivela alquanto impreparato ad affrontare il lato pratico della questione. Saranno la rabbia, l’indignazione e l’affetto per gli altri attivisti a farlo desistere dall’idea di abbandonare tutto, che più di una volta gli balena nella testa (“E’ la rabbia non gli ideali a muovere il mondo”). L’amore per la bella Rossana (Maria Rosaria Russo), un’attivista locale con la voglia di riscatto, costituirà un ulteriore elemento di forza e determinazione. Il confronto con Cosimo, prima vittima della tracotanza e dell’indifferenza dei boss, insegnerà a Filippo che in certe terre il non detto è più eloquente delle parole e che predicare non equivale ad agire. I boss sono come gli animali, la paura la fiutano e non basteranno tutti gli ansiolitici del mondo a farla scomparire.

La nostra terra AccorsiGiulio Manfredonia abbandona così momentaneamente la satira politica di Antonio Albanese, che aveva diretto nei panni di Cetto La Qualunque in Qualunquemente e Tutto Tutto Niente Niente, per ritornare alle tematiche sociali. Il risultato non è sicuramente quello di Si può fare, tutt’oggi riconosciuto come il suo film migliore, ma una buona commedia corale in cui oltre a Stefano Accorsi (nuovamente nei panni di un paladino della giustizia) e ad un Sergio Rubini particolarmente ispirato, emerge ancora una volta il talento comico dell’esplosiva Iaia Forte. L’affiatato cast riesce a far sorridere nonostante il dramma di una terra martoriata, prima usurpata ai legittimi proprietari e poi lasciata morire lentamente. Filippo farà fatica a comprendere le logiche di luoghi in cui essere retribuiti regolarmente è un miraggio e il TFR viene scambiato per un treno regionale. Si ride e tanto guardando La Nostra Terra. “Avvocato avevo visto acchiappare in tanti modi ma con la legalità mai!”: è una delle tante battute che spezzeranno la tensione che connota la battaglia alla mafia. Le strampalate avventure dei bizzarri e sprovveduti attivisti sono accompagnate dalle suggestive musiche del maestro Mauro Pagani, che non si limitano alla pizzica ma fanno da sottofondo alla bellezza, il carattere, le sofferenze e la speranza di una straordinaria ragione come la Puglia. L’obiettivo è che tutti possano divertirsi e che, guardandolo, possano riflettere sulla grave realtà dell’illegalità e comprendere quanto sia importante prendere posizione. I fan del messaggio e della morale possono essere più che soddisfatti, gli amanti del buon cinema un po’ meno. In ogni caso vale la pena accorrere al cinema il 18 settembre quando il film uscirà nelle sale.

Trailer: http://youtu.be/BjtmK_kLDC8

Rosa Maiuccaro

 

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto