Io, Arlecchino: trailer, trama e recensione

Trama e recensione del film – Io-ArlecchinoSempre più di frequente diversi attori passano dietro la macchina da presa (da Luigi Lo Cascio ad Alessandro Gassman) e questo è anche il caso di Giorgio Pasotti, il quale in co-regia con Matteo Bini, ha realizzato Io, Arlecchino nelle sale italiane dall’11 giugno. Sin dai primi fotogrammi entra in scena Arlecchino – col suo interprete iniziale (Roberto Herlitzka) – e viene segnata la traccia di quel passaggio di testimone che si farà sempre più chiaro man mano che la storia si dipanerà. Due elementi appaiono subito significativi e in associazione, creando dei raccordi, e sono lo specchio e il camerino. Da un piccolo teatrino nella Valle Brembana si passa al camerino di uno studio televisivo dove Paolo (lo stesso Pasotti) si sta preparando per il suo show. Il malore di suo padre Giovanni, lo “costringe” a far ritorno nei luoghi nativi e soprattutto a far i conti con quel non detto tra di loro. A tratti la distinzione tra il mondo teatrale e quello del piccolo schermo diventa troppo schematica e rispondente all’immagine per cui il primo è nobile, mentre il secondo deve sottostare a logiche commerciali e ingloba chi lo fa in una spirale di compromessi. Al di là di questa considerazione, le intenzioni sono assolutamente lodevoli grazie anche a scelte di casting perfette, a partire da Herlitzka, immancabilmente in parte sia quando indossa la maschera di Arlecchino sia nel ruolo di Giovanni con Paolo. «Perché facciam Arlecchin?», è Giovanni a chiederselo e a chiedercelo, in ogni sguardo e gesto che compie si avverte il suo profondo amore per il teatro, quanto la sua vita sia indissolubilmente legata a quella scatola magica. «Mi basterebbe ascoltare il brusio da dietro le quinte», dice a un tratto per raccontare come il suo orecchio possa capire quante persone ci sono in sala. A dar vita alle altre maschere nordiche ci sono i suoi allievi-adulti, pronti a riconoscergli quanto lui li abbia iniziati all’arte e sono questa dedizione-attaccamento che aprono gli occhi a Paolo. Io-Alercchino-trailer-trama-recensioneTra gli aspetti nodali di Io, Arlecchino, ci colpisce come nonostante il successo (spesso dato anche dalla stessa tv) e il cambiamento della città dove si sceglie di vivere, ci sia un riconoscimento e una riconoscenza verso il luogo d’origine e sia Pasotti che Bini sono bergamaschi. Nella pellicola si esalta la tradizione teatrale della commedia dell’arte, ma anche la bellezza del paesaggio, in più, il sogno di recitare in un vero teatro viene sottolineato dalle riprese nel Teatro Sociale di Bergamo. C’è un punto che ci sembra importante evidenziare: molto spesso l’espressione “commedia dell’arte” viene utilizzata in maniera impropria e associata a un particolare genere teatrale (che si contraddistingue per la drammaturgia ridotta al “canovaccio”) dove il baricentro è costituito dalle improvvisazioni degli attori nell’interpretare le cosiddette maschere. In realtà le compagnie d’arte potevano cimentarsi in ogni forma di teatro e un altro misunderstanding si crea sul termine “arte”, che va inteso nell’accezione di “attività professionale” ed è una puntualizzazione fondamentale perché è proprio questa presa di coscienza che porterà Paolo a pensare un regalo per suo padre – e non solo – ma non vogliamo svelarvi altro. Non possiamo negare che alcune soluzioni drammaturgiche, tanto più quelle finali, (la sceneggiatura è scritta a quattro mani da Maurice Caldera e lo stesso Bini) siano un po’ telefonate e prevedibili, in particolare sul piano sentimentale, ma vanno assolutamente apprezzati lo sforzo e il messaggio che si vuole lanciare. Vista la fama di Pasotti possiamo immaginare che Io, Arlecchino possa farsi veicolo per i giovani che ancora non conoscono questa storia del teatro o anche per quegli adulti non avvezzi a quest’arte, stimolandoli a una ricerca delle origini non solo in termini culturali, ma anche umani se si pensa alle suggestioni trasmesse dalla rete di relazioni trattata nel film e dal percorso di formazione che intraprende il protagonista. «Io, Arlecchino sono servitore, ma della mia libertà son pur sempre il padrone».

Voto: [usr 3]

 

Trailer del film Io, Arlecchino 

“Io, Arlecchino”

Regia di Matteo Bini e Giorgio Pasotti

Con Eugenio De’ Giorgi, Gianni Ferreri, Giorgio Pasotti, Lavinia Longhi, Lunetta Savino, Massimo Molea, Roberto Herliztka, Valeria Bilello

 

Maria Lucia Tangorra

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Maria Lucia Tangorra

Nata a Conversano (Ba) nel 1987, da alcuni anni si è trasferita a Milano per coltivare la passione per cinema, teatro e giornalismo col desiderio di farne un lavoro. Free-lance, critico e corrispondente dai festival per web magazine di cinema e teatro; ha realizzato anche reportage e approfondimenti di spettacoli tra cui “Invidiatemi come io ho invidiato voi” di T. Granata e “Un giorno torneranno” ideato e interpretato da S. Pernarella. Si è appassionata al cinema e al teatro vedendo recitare gli attori forgiati dal maestro Orazio Costa Giovangigli e da lì ha cercato di conoscere i diversi modi di fare e vivere il teatro e il cinema (senza assolutamente disdegnare alcuni lavori televisivi di qualità). Quando ha sentito sul palco queste parole: «Sai cosa vuol dire vivere in un sogno? Ciò che tu non sei, sei: e, ogni notte, lo frequenti» (dal testo teatrale “Orgia” di P. P. Pasolini) ha pensato che questo accade quando ci si immerge nel buio della scatola magica e della sala cinematografica. Grazie a questo lavoro fatto anche di incontri umani, non solo professionali, pensa che senza il teatro e il cinema il respiro sulla vita sarebbe diverso perciò, nonostante tutto e tutti, crede che di cultura e arte si possa vivere e che le passioni possano trasformarsi in una professione.

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