Perché il fuorionda di Andrea Giambruno non è Gossip

Striscia la Notizia, il TG satirico di Antonio Ricci, colpisce ancora. Ieri sera, 19 ottobre, è stato mandato un fuorionda (è un video registrato a insaputa dei diretti interessanti, un dietro le quinte insomma) in cui il giornalista e conduttore Andrea Giambruno, durante il suo programma, Diario del giorno, su Rete 4, si comporta in maniera scurrile e sessista usando un linguaggio non consono alla sua posizione e condizione. Il video è qui.

Andrea Giambruno è (o meglio era) il compagno di una delle massime cariche dello Stato, ovvero la premier italiana, Giorgia Meloni. Con la presidente del Consiglio il giornalista viveva da dieci anni e ha avuto una bambina, Ginevra. Questa mattina la premier ha pubblicato un post sui social, in cui ha annunciato la sua separazione dal compagno, precisando che era già nell’aria e che chi sperava di indebolirla non ci è riuscito.

Come al solito in rete e in modo particolare sui social network le idee sull’episodio sono polarizzanti e polarizzate, prive di sfumature. C’è chi sostiene che i fatti privati debbano rimanere tali e chi grida allo scandalo.

Il fuorionda di Giambruno non è Gossip!

Il fuorionda di Andrea Giambruno non è gossip! Lo sarebbe se si trattasse del compagno di un’attrice o di una cantante o comunque di una grande star. Lo sarebbe se si trattasse di un tradimento o di un pettegolezzo su un fatto che non danneggia terzi. Il giornalista conviveva, come già anticipato, con la massima carica dello Stato e in questo caso il personale è politico. Giorgia Meloni è alla guida non solo del Paese ma anche di Fratelli d’Italia, un partito di estrema destra che ha una sua precisa idea politica sulla famiglia. Pur condannando apertamente le violenze sessuali, Meloni però è stata sempre piuttosto ambigua sulle politiche da adottare per contrastare la violenza sulle donne. La premier inoltre porta avanti un’idea conservatrice della femminilità che è basata sulla maternità e sulla famiglia tradizionale. L’atteggiamento del compagno la mette in imbarazzo in quanto premier oltre che come compagna e donna. Prenderne le distanze era una scelta obbligata.

Le molestie sessuali sui luoghi di lavoro: i dati

Il problema delle molestie sessuali sul lavoro è molto attuale e mobilita la politica soprattutto progressista internazionale. Le molestie sessuali sul lavoro (e non) sono una piaga sociale. Il potere è nelle mani prevalentemente degli uomini che possono (e non è raro) abusare della posizione apicale ricoperta ai danni dei propri sopposti. Le molestie assumono varie forme, si va dalle osservazioni sulle caratteristiche sessuali di una persona ai commenti non desiderati sulla sessualità, dagli sguardi e dai gesti allusivi all’esibizione di materiale pornografico e ai contatti fisici nonché alle vere e proprie violenze sessuali. Le moleste sul luogo di lavoro sono vietate dalla Legge. Si calcola che in Italia siano 1milione e 400mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie sessuali o ricatti sessuali sul posto di lavoro.

Se sorridiamo di fronte al Giambruno di turno è perché ci hanno detto che il maschio sia cacciatore mentre la donna preda, abituandoci a sopportare le molestie e a considerarle una galanteria o meglio un corteggiamento o forse anche una via obbligata per la realizzazione personale. In realtà possiamo e dobbiamo sottrarcene perché il Giambruno di turno sta abusando del suo potere, come ci ha dimostrato ampiamente il Movimento Me Too. Non è normale, non è sano, non è giusto. Denunciare è d’obbligo! Le donne possono e devono difendersi ma chi è da perseguire è il molestatore che non andrebbe mai (e dico mai ) giustificato colpevolizzando la vittima che è in una posizione subordinata e quindi di sudditanza psicologica e fisica.

Ai padri e alle madri dei bambini maschi suggerisco invece di educare alla parità di genere e al consenso già dalla primissima infanzia. Lo si può fare innanzitutto con l’esempio e poi attraverso libri e cartoni animati. Consiglio anche di leggere Ragazzo mio di Alberto Pellai (la recensione è qui). Se avete una bambina invece educatela a rispettare se stessa e il proprio corpo, infondendole fiducia e coraggio ma soprattutto non facendola sentire in difetto per la sua sessualità. Fatele capire che lei non è una preda, non un oggetto, ma un soggetto pensante che sa e può autodeterminarsi. Maria Ianniciello

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