Devil’s Knot – Fino a prova contraria, la recensione del film

devil-s-knot-locandinaCi lascia con tanti “perché” il film “Devil’s Knot – Fino a prova contraria”, diretto da Atom Egoyan, che basa il suo nuovo lungometraggio su una storia vera, accaduta in Tennessee, dove nel 1993 tre bambini (Stevie Branch, Christopher Byers e Michael Moore) furono uccisi in un bosco. Il macabro omicidio riempì le pagine di cronaca dei giornali locali (e non solo), tanto che la giornalista Mara Leveritt ne costruì un libro. Il caso non fu mai risolto realmente. La comunità e la polizia accusarono tre adolescenti del posto, fanatici di occultismo, tuttavia le prove non furono mai trovate. Solo poche testimonianze contrastanti, ma questo non bastò a evitare una dura sentenza per i tre giovani imputati che consisteva nell’ergastolo e nella pena di morte per uno dei due. Questo è quanto traspare dal film di Egoyan, che con la sua macchina da presa ci porta dentro le aule del tribunale con obiettività, cercando di scoprire non la verità assoluta, ma di raccontare i punti di vista delle persone coinvolte: quello di Pam Hobbs (Reese Witherspoon), la mamma di Michael Moore, uno dei bambini uccisi, della comunità, che è in cerca spasmodica di un capro espiatorio più che del vero colpevole, dei tre imputati e dell’investigatore privato Ron Lax (Colin Firth), un uomo che sta per divorziare dalla moglie e che indaga con l’intento di difendere i tre ragazzi dalle accuse di omicidio. Secondo Lax, già bastano tre bambini morti, perché sacrificare anche i tre adolescenti? L’investigatore è contrario alla pena capitale. Il dolore delle famiglie delle vittime si evince nello sguardo e negli atteggiamenti della signora Hobbs, una madre disperata che vuole dare giustizia al suo bambino, e quando un dubbio atroce s’insinua nella sua mente rivaluta la sua vita, le sue scelte… e quell’uomo con il quale ogni notte divide il letto.

Dunque, la veridicità della storia e la tecnica delle riprese conferiscono a “Fino a prova contraria” l’aspetto di un’inchiesta giornalistica che però lascia l’amaro in bocca…

Trailer: http://youtu.be/y6UpEqn94U8

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Maria Ianniciello

Giornalista culturale. Podcaster. Scrivo di cultura dal 2008. Mi sono laureata in Lettere (vecchio ordinamento) nel 2005, con il massimo dei voti, presso l'Università di Roma Tor Vergata, discutendo una tesi in Storia contemporanea sulla Guerra del Vietnam vista dalla stampa cattolica italiana. Ho lavorato in redazioni e uffici stampa dell'Irpinia e del Sannio. Nel 2008 ho creato il portale culturaeculture.it, dove tuttora mi occupo di libri, film, serie tv e documentari con uno sguardo attento alle pari opportunità e ai temi sociali. Nel 2010 ho pubblicato un romanzo giovanile (scritto quando avevo 16 anni) sulla guerra del Vietnam dal titolo 'Conflitti'. Amo la Psicologia (disciplina molto importante e utile per una recensionista di romanzi, film e serie tv). Ho studiato presso l'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica il linguaggio del corpo mediante la Psicosomatica, diplomandomi nel 2018 in Naturopatia. Amo la natura, gli animali...le piante, la montagna, il mare. Cosa aggiungere? Sono sposata con Carmine e sono mamma del piccolo Emanuele

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