Clonazione da Tiffany, oltre il cast? Un’occasione mancata

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La clonazione, da quanto tempo se ne parla? E’ pronto l’uomo ad attuarla? Ma soprattutto, ne saprebbe gestire gli effetti? Siamo certi che il desiderio di non perdere i nostri cari non vada a scontrarsi, oltre che con l’etica, anche con il tempo che inesorabilmente cambia persone e situazioni? Col sorriso, cerca di dare una risposta la commedia in scena al Teatro Roma, Clonazione da Tiffany, fino al 22 novembre. Un pubblicitario di fama internazionale, Gustavo (inossidabile Enzo Casertano, sempre padrone della scena) sconvolto dalla perdita della giovane e bella Bettina in un incidente automobilistico (Teresa Federico, fascinosa e brillante), progetta il suicidio. Proposito comicamente tentato in più modi e ostacolato da diversi personaggi che affollano la commedia, come il simpatico, focoso pizzicagnolo di quartiere (Andrea Bizzarri, giovane talento) e la sua fidanzata giapponese Etzoko (la sempre bella e convincente Claudia Ferri), nonché un’invadente vicina di casa, Pia (Federica Quaglieri, simpaticamente insopportabile) tutta casa e opere di bene, ma che forse nasconde una smodata ambizione nel settore del volontariato. Nulla sembra distogliere il povero Gustavo dall’insano gesto, fino a quando irrompe sulla scena, prima telefonicamente, poi nella casa del disperato, colui che dà il titolo alla pièce: Ludovico Tiffany della ditta Fast Clonation (il bravissimo Alessandro Salvatori). L’esperimento riesce, la moglie di Gustavo ricompare come prima dell’incidente ma la gioia ben presto si tramuta in qualcosa che non era stata considerata. L’ordine naturale delle cose, sovvertito dall’intervento umano, deve fare i conti con i cambiamenti delle persone, con i delicati meccanismi delle relazioni umane, spesso idealizzate dalle parti. Intromettersi artificiosamente nel corso degli eventi può scatenare delusioni, far scoprire aspetti che non si conoscevano, causare turbamenti incontrollabili, ripensamenti clamorosi. Una tematica che l’autore Ribaud porta in scena con i toni della farsa, attraverso personaggi caricaturizzati fortemente, ma che alla lunga distanza scopre il fianco allo scontato, al deja-vu. L’impianto drammaturgico di Clonazione da Tiffany è piuttosto debole, piatto; la bravura e l’impegno degli attori in scena (ammirati e applauditi in tante altre commedie) supplisce alla mancanza di spessore e di sorprese. Gli stessi personaggi, pur bene interpretati nelle loro caratterizzazioni, nei rispettivi interventi non danno mai la sensazione di un’armonia d’insieme, rimangono sempre piuttosto fini a se stessi, anche divertenti ma ci si chiede quale sia la loro reale necessità ai fini della storia che si trascina fino al colpo di scena finale, poco credibile. Interessanti le diverse citazioni durante lo svolgimento dello spettacolo, su tutte Frankenstein Junior (“si può fare” urlato da Wilder / Salvatori), l’apparizione della Federico in stile Katharine Hepburn, e i frangenti in cui si lascia spazio al surreale, ma le premesse facevano sperare in ben altro. Un’occasione mancata, soprattutto con un cast (e una regia, di Vanessa Gasbarri) che in ben altre occasioni abbiamo apprezzato tantissimo e di cui si conosce il valore. Di notevole, la scenografia imponente di Alessandro Chiti. Ma non basta.

 

Info aggiuntive

Clonazione da Tiffany

Roma, Teatro Roma (Via Umbertide 3) fino al 22 novembre.

Pragma Srl presenta: Clonazione da Tiffany, di Giovanni Ribaud. Con Enzo Casertano, Teresa Federico, Alessandro Salvatori, Claudia Ferri, Federica Quaglieri e Andrea Bizzarri. Regia di Vanessa Gasbarri.

Scene Alessandro Chiti; Costumi Cristiana Putzu; Luci Corrado Rea; Direttore allestimento Katia Titolo; Aiuto regia Aldo Spahiu, Capo elettricista Fabrizio Mazzonetto. Si ringrazia l’ufficio stampa della compagnia, Andrea Cova.

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