Calo delle nascite, quando la paura di fare un figlio fa novanta

In un articolo, pubblicato di recente in questa sede, ho scritto che il calo delle nascite non è causato dalla disoccupazione e dalla povertà, almeno non in modo diretto. Ho confrontato, quindi, per avvalorare la mia tesi, due città molto diverse tra loro come Milano e Napoli, dimostrando che nella città partenopea nascono più bambini che nel capoluogo lombardo ma muoiono anche più persone. In questo nuovo articolo mi soffermo, invece, su una delle cause determinanti l’abbassamento delle nascite. Ovvero il senso di instabilità e di precarietà.

Ora, guardando i dati demografici, ci si accorge che il fenomeno del calo delle nascite in Italia (come anche in altri Paesi europei) è iniziato negli anni Settanta del secolo scorso ma il saldo naturale (ovvero la proporzione tra nascite e morte) si è tinto di rosso nel 1993 per la prima volta nella storia repubblicana.

Calo delle nascite? Gli anni di Piombo

Negli anni Settanta il processo di emancipazione femminile ebbe una forte scossa in positivo. Pensiamo alla legge sull’aborto e alla necessità legittima delle donne di poter decidere del proprio corpo in autonomia. Una maggiore libertà nella sfera sessuale e più attenzione ai metodi contraccettivi hanno sicuramente contribuito al calo delle nascite però non sono state la causa determinate.

Le parole chiave sono invece instabilità, insicurezza, mancanza di certezze. Gli anni Settanta, infatti, sono oggi ricordati come anni di piombo, intendendo quel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta, quando si creò un clima di terrore e paura a causa dei numerosi attentati terroristici di matrice rossa e nera.

Calo delle nascite

Calo delle nascite: gli anni di Tangentopoli

Dal 1970 agli anni Novanta del secolo scorso si è assistituto ad una riduzione delle nascite nel nostro Paese. Nel 1993 per la prima volta il saldo naturale divenne negativo. Cosa era successo nel periodo precedente? Il 1992 fu l’anno di Tangentopoli. Cadde la prima Repubblica e con essa il carrozzone di partiti che monopolizzavano le Istituzioni dall’immediato secondo dopoguerra. Altra instabilità. Altra paura.

La paura e l’assenza del Padre

La mia tesi è che sia la paura a determinare il calo delle nascite. L’età media delle donne che decidono di avere il primo figlio è aumentata considerevolmente perché il mondo del lavoro non offre certezze ma anche perché l’età giovanile si è protratta. E, se da un lato si diventa adolescenti prima, dall’altro la fase adolescenziale dura troppo, addirittura oltre i venti anni.

Abbiamo, inoltre, perso i punti di riferimento perché la Politica non offre certezze e si affida ai tecnici e agli scienziati che non hanno però gli strumenti per tranquillizzare la popolazione che non si fida più né dei mezzi di comunicazione né delle Istituzioni.

Come afferma lo psicoanalista Massimo Recalcati, la figura del padre padrone per fortuna è morta ma purtroppo non è stata adeguatamente sostituita da persone carismatiche e capaci. O c’è l’Edipo – che uccide il passato e non fa mai quel passo in più che gli conferisce una connotazione nuova – o c’è il Narciso che pensa di essere il centro di tutto.

A livello collettivo non c’è un padre che sappia guidare senza volontà di possesso, senza imporre il suo volere, o al contrario senza contemplarsi. Questa è, quindi, l’età dei Telemaco che aspettano dal mare il padre che non arriva mai. Abbiamo bisogno di maestri. Abbiamo bisogno di esempi. Abbiamo bisogno della Testimonianza. Abbiamo bisogno di chi sappia far rispettare la Legge della Parola. Abbiamo bisogno di fiducia per poter dare con fiducia alle luce le generazioni che verranno. Maria Ianniciello

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