L’anima dell’Africa nelle foto di Davide Scalenghe

Davide Scalenghe foto-africaL’Africa negli occhi profondi di un bambino. L’Africa nel sorriso dolceamaro di una donna. L’Africa nelle mani segnate di un uomo. Le foto di Davide Scalenghe sono frammenti dell’anima di un continente magico. Sono istanti rubati alla quotidianità di un luogo misterioso e affascinante, con le sue bellezze, i suoi profumi e i colori contrastanti. “The new faces of Africa”, mostra fotografica allestita presso il Boscolo Hotel di Milano (aperta fino al 16 ottobre 2015), racconta l’orgoglio e la vitalità di una terra in continua evoluzione. Davide Scalenghe, artista nato in Germania e cresciuto a Torino, classe 1979, ci conduce in un mondo capace di sorprendere, ricco di storie, di ottimismo e di grandi possibilità da cogliere. Quella del fotografo, regista e video reporter è una scommessa vinta: il giovane artista ci porta con sé, in un viaggio di ri-scoperta dell’Africa, delle sue tradizioni, del passato orgoglioso ma soprattutto del futuro di crescita e di speranza. Visitando la mostra ci si emoziona e, talvolta, si resta quasi paralizzati di fronte allo sguardo di giovani donne lavoratrici che sembrano volerti parlare a cuore aperto della propria vita, delle fatiche di ogni giorno per riuscire a procurare il cibo per sé e per i propri figli. C’è Nadia, imprenditrice come ce ne sono tante in Marocco, combattiva e concreta, che lavora le bacche per produrre l’olio di Argan. Ci sono gli uomini del Senegal, pescatori intelligenti e instancabili, con le loro umili canoe, per proseguire in Kenya, dove si estrae il sale da un’erba che cresce sulle rive del fiume Nzoia. La mostra fotografica di Scalenghe è il frutto di un viaggio appassionante compiuto di recente al fianco di Steve McCurry.

Davide Scalenghe
Davide Scalenghe

L’occasione è stata data dal progetto documentaristico da cui nasce il calendario Lavazza 2015 “The Earth Defenders”, realizzato dal noto fotografo statunitense. Nei 25 scatti in mostra a Milano il tema ricorrente è legato a nutrizione e cibo (nell’anno di Expo), bisogni primari dell’uomo ma anche simboli di libertà. Con estrema semplicità ma efficacia Davide Scalenghe descrive gli equilibri e le atmosfere di popoli al centro del proprio destino. Tra paesaggi incantati e cieli che spesso si confondono con enormi specchi d’acqua, l’Africa di Scalenghe ci sembra oggi una terra più vicina e simile alla nostra, con gli stessi sogni, con la voglia di crescere e di realizzare qualcosa di importante per se stessi e per l’umanità. Con “The new faces of Africa” di Davide Scalenghe si arriva in un attimo in Etiopia, tra gli allevatori di cammelli, oppure in Tanzania, all’interno delle comunità produttrici di caffè (coinvolte nel progetto ¡Tierra! di Lavazza). Ma sono i bambini il fulcro di tutto il progetto, sono i più giovani, con i sorrisi a metà e gli occhi neri di chi ne ha già viste e vissute tante nella vita, a raccontarci la verità sull’Africa, a chiederci di non voltarci dall’altra parte ma di approfondire e di ascoltare, di osservare e di toccare con mano l’essenza del loro continente. E’ questa nuova generazione che ci accoglie in famiglia con maggior calore e speranza, che ci abbraccia e sembra non voler lasciarci più andare. Sono “i nuovi volti dell’Africa”, sono il futuro, la promessa di un riscatto, la forza di un intero popolo ferito da fame, carestie, guerre civili, malattie eppure ancora in piedi, pronto a rimboccarsi le maniche e a combattere per una vita migliore. “The new faces of Africa” di Scalenghe è molto più di una semplice mostra: è la carta d’identità di un’intera comunità, è il biglietto d’andata verso una meta speciale per poi tornare arricchiti dopo un viaggio unico nel suo genere. E’ la porta che si apre sull’amore e sull’impegno costante di donne e di uomini di carattere e tenacia. Una mostra per emozionarsi, certo, un’esposizione che gli amanti della fotografia e dell’arte apprezzeranno dall’inizio alla fine del percorso. Ma è anche, e soprattutto, un’esperienza intima, intensa e indimenticabile, che segna e insegna, per abbattere i muri dell’indifferenza e dell’intolleranza.

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