Nell’Olimpo di Putin tra i vizi dell’oligarchia russa

L'Olimpo di Putin libroOrmai lo sappiamo bene: i turisti che vengono in Italia e spendono cifre da capogiro per i nostri prodotti, amandoli a tal punto da farne veri e propri simboli di status sociale, sono i nuovi ricchi russi.

Una classe sociale di uomini d’affari sviluppatasi negli anni Novanta, attraverso il programma di privatizzazioni attuato dopo il crollo dell’Unione Sovietica e che ha dovuto rimettere in gioco posizione, scopi e potere con l’ascesa di Vladimir Putin e della sua politica.

Il presidente della Federazione Russa, infatti, è riuscito ad arginare e a controllare, o meglio, delimitare la sfera di influenza degli oligarchi, allontanandoli dalla politica ed evitando, così, che la loro ingombrante presenza continuasse a esercitare un peso troppo forte sulle decisioni del Cremlino. Ciò non significa, ovviamente, che il potere centrale non intrattenga più rapporti d’affari con gli oligarchi, più semplicemente l’ago della bilancia si è spostato e molti discutono ancora sugli effetti derivanti da un tale “riassestamento” politico e sociale. (A questo proposito si potrebbe parlare per ore delle mosse politiche di Putin, dal suo rapporto con gli oligarchi “disobbedienti” come Khodorkovsky, all’attuale situazione in Ucraina, dal ruolo dell’Europa, al progetto South Stream, fino alla Cecenia ma, pur trattandosi di argomenti importantissimi, finiremmo per discostarci troppo dal tema del libro di Panjushkin).

L’oligarchia, col tempo, è riuscita ad assicurarsi enormi ricchezze, estendendosi anche verso ruoli chiave della società, come l’editoria o la televisione, per esempio. Non è strano e neppure raro, infatti, che i ricchi russi possiedano testate giornalistiche e canali televisivi che sono vicini all’autorità centrale, creando forti perplessità sulla natura di una parte dell’informazione, oggi, in Russia.

A questo punto tutti noi vorremmo sapere chi sono queste poche persone che detengono con piglio sicuro dei veri imperi economici, parafrasando il significato di oligarchia. Dove vivono? Cosa fanno? Qual è il loro stile di vita? Quali sono i rapporti tra loro? Hanno sogni? Antipatie? Mire particolari?

A queste domande risponde l’accuratissimo saggio di Valerij Panjushkin, “L’Olimpo di Putin”. Una precisazione: l’opera non è una sorta di “compendio pettegolo” sull’esistenza di queste persone dalle apparentemente illimitate fortune, ma un vero e proprio reportage serio, fatto sul campo, con nomi, fatti, aneddoti e informazioni verificate. Uno sguardo su un universo inaccessibile ai più, ma che può spiegare, o almeno far intuire in certi casi, non solo gli elementi che compongono l’immagine di questi uomini d’affari, ma anche i legami tra loro e il Cremlino, i rapporti di forza e l’essenza stessa della vita nella Russia dei nostri giorni.

Il titolo è eloquente e del tutto azzeccato: gli oligarchi, infatti, sono una sorta di dei che vivono separati dal resto del mondo, nel loro Olimpo o, per usare un termine più terreno, nella loro Beverly Hills privata che si chiama Rublёvo Uspenskoe, meglio conosciuta come Rublёvka.

La Rublёvka è il luogo in cui si svolge il “gioco” (parola usata dall’autore) della ricchezza, del potere, dell’eccesso, dove vigono regole non scritte ma che tutti conoscono e nessuno può permettersi di sbagliare.

Questo Olimpo fatto di lussuosissime ville, automobili favolose, sfarzo che noi, comuni mortali, possiamo solo sognare, ha anche degli dei supremi, cioè il Presidente Putin e il Primo Ministro Medvedev.

Due figure che rimangono sullo sfondo, la loro presenza si può intuire e percepire nei gesti e nelle parole degli abitanti della Rublёvka, potremmo quasi dire che i due uomini più importanti di Russia siano quasi ombre onnipresenti anche se non compaiono davvero, il principio e la fine del Paese e della stessa piccola e incantata Rublёvo Uspenskoe.

Panjushkin ci svela in che modo si può arrivare a vivere in un posto simile, quali carte bisogna giocare e quali compromessi è necessario accettare. Il libro ha uno stile molto veloce e scorrevole; è una lettura che fa riflettere sulle dinamiche del potere e non annoia benché ci siano così tanti aneddoti e informazioni da creare un simbolico labirinto di curiosità in cui il lettore rischia davvero di perdersi.

Alla fine del saggio non ci rimane il senso di frustrazione per qualcosa che difficilmente potremo avere nella nostra vita, bensì l’impressione di aver posato lo sguardo su un gigantesco Luna Park pieno di attrazioni mortali come la sfrenata competizione, i rancori e le gelosie. Una coltre di rivalsa che spinge persone ricche e potenti a rovinarsi tra di loro, in un vero “gioco al massacro” nel quale impera una pressione psicologica non indifferente e difficile da sopportare.

La Rublёvka è, sotto questo aspetto, un paradiso nel quale serpeggiano fiamme infernali, tanto per rimanere sul tema religioso. Gli dei che vi abitano, in effetti, sono proprio come quelli che abbiamo studiato al liceo: hanno vizi e virtù come tutti i mortali, si fanno la guerra e si amano, ma la loro essenza è molto poco “divina” e molto più “materiale” (metallica e tintinnante per l’esattezza).

Abitano quell’antica zone delimitata da cimiteri perché vogliono una rivincita sulla morte e sulla vita. Vogliono elevarsi sugli altri, come sostiene l’autore del saggio, ma la vita può davvero essere solo questo?

Francesca Rossi

Il Libro

Titolo: L’Olimpo di Putin

Autore: Valerij Panjushkin

Casa Editrice: E/O

Pagine: 216

Prezzo: 15.30 euro

Anno di Pubblicazione: 2014

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