JON LORD, HA SMESSO DI BRILLARE LA STELLA PIÙ LUMINOSA DEL ROCK

Jon Lord - cleveland.com

Si è spento all’età di 71 anni una delle leggende del rock mondiale: Jon Lord (nella foto – cleveland.com). L’artista è morto la sera del 16 luglio 2012 a causa di un’embolia polmonare, ma da molto tempo lottava già contro il cancro al pancreas. Ricordare Jon Lord non è facile: egli non era un musicista qualsiasi. Non era semplicemente il tastierista dei Deep Purple,  ma il cofondatore del gruppo insieme al batterista Ian Pace. E poi, soprattutto, era lo sperimentatore per eccellenza.

Nella nostra testa, in questo momento, risuona soprattutto il suo organo Hammond. Jon ha reso il suono dell’organo ruggente, l’ha plasmato affinché esso fosse adatto al sound Rock. Il suo percorso musicale ha sempre previsto i tasti bianchi e neri: ha iniziato suonando il pianoforte e frequentando il Royal College Music. In un primo momento ha fatto parte di band Jazz, ha continuato poi con i “The Artwood” con i quali compose il singolo “I Take What I Want”  che subito entrò nelle classifiche inglesi. Ma il suo progetto più riuscito, quello per cui tutti i musicisti venuti dopo lo ringrazieranno in eterno, resta la sua collaborazione con i Deep Purple.

Quando il gruppo prese forma ed iniziarono ad esibirsi, Lord per la prima volta espresse tutto il suo estro e la sua creatività senza inibizioni. Regalò al pubblico tutto se stesso, attraverso le sue tastiere era come se si  confessasse a tutti i suoi fan. Gioie, dolori: mostrava, grazie alla musica le sue emozioni più intime nella loro interezza, semplicità e sincerità. Dal 1968 fu tutta una strada in salita. Ciò che da subito si notò è che si aveva a che fare con un musicista erudito. Avendo comunque una notevole impronta classica, egli  se ne serviva per creare ogni volta un qualcosa di irripetibile.

Jon è stato l’unico artista britannico di questo periodo a studiare Bach e Beethoven e questo ha palesemente fatto la differenza. L’idea geniale dell’amplificare il suo organo Hammond con un amplificatore Marshall rese il sound dei Deep Purple non solo unico nel suo genere, ma inimitabile.

Questo virtuoso talento della musica mondiale realizzò, insieme ad uno dei gruppi che ha fatto la storia del rock, ben 12 album. E ancora oggi non esiste chitarrista al mondo, dal principiante al più esperto che non abbia provato a suonare almeno una volta il riff del loro più celebre e amato capolavoro:  “Smoke On The Water” . Una hit che non è passata alla storia solo per essere la più suonata al mondo, ma soprattutto un brano che ha fatto da ponte tra il rock e molti che mai avrebbero pensato di iniziare ad amare alla follia questo nuovo genere musicale.

 Dal 1972, anno di pubblicazione dell’album “Machine Head”  (che contiene questa capolavoro), sono magicamente scomparse ostili barriere cariche di pregiudizi e di avversità verso quella che era considerata la parte oscura della musica. E, sempre in questo periodo, si è aggiunto l’aggettivo Hard davanti a Rock.

La carriera di Lord però, non è finita con i Deep Purple, mentre suonava con il gruppo, il tastierista portava avanti parallelamente molti altri progetti. Rilevanti tra tutti, i sette album registrati da solista. Album che lo vedono protagonista assoluto: un giocoliere divertito dalle sue stesse acrobazie che non ha paura di strafare.

Jon Lord ha trascorso un’intera vita utilizzando la musica per superare dei limiti che si credevano insormontabili.  Non si è spento un semplice tastierista, ma l’Ulisse dei nostri giorni. Sul sito ufficiale l’hanno ricordato con una semplice frase:  «Jon passes from Darkness to Light», ovvero,  «Jon passa dal buio alla luce».  Ma si può tranquillamente aggiungere che nell’oscurità di questo mondo lui stesso era la luce. Ora, a noi che non smetteremo mai di ricordarlo e ringraziarlo per quello che era e per tutto quello che ci ha donato, restano i suoi capolavori a brillare in eterno al posto suo.

Maria Rosaria Piscitelli

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