Le ultime parole di Falcone e Borsellino

Nel libro “Le ultime parole di Falcone e Borsellino” scritto da Antonella Mascali e edito da Chiarelettere sono raccolti gli interventi, le interviste, le parole di Giovanni Falcone (1939-1992) e Paolo Borsellino (1940-1992), due servitori dello Stato, a vent’anni dalla loro morte. Un omaggio doveroso e un necessario ritorno alle fonti, a ciò che veramente hanno detto e scritto, ora che stanno venendo alla luce quelle verità per le quali entrambi hanno sacrificato la vita.
“La realtà che abbiamo vissuto e sofferto con Giovanni e Paolo racconta che, diversamente da quanto si ripete nelle cerimonie ufficiali, il male di mafia non è affatto solo fuori di noi, è anche ‘tra noi’. Racconta che gli assassini e i loro complici non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati. Un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro, personaggi apicali dell’economia e della finanza e molti altri. Tutte responsabilità penali certificate da sentenze definitive, costate lacrime e sangue, e tuttavia rimosse da una retorica pubblica e da un sistema dei media che, tranne poche eccezioni, illumina a viva luce solo la faccia del pianeta mafioso abitata dalla mafia popolare, quella del racket e degli stupefacenti, elevando una parte a simbolo del tutto.” Dalla prefazione di Roberto Scarpinato

Giovanni Falcone (1939-1992), dopo il concorso in magistratura nel 1964, diventa pretore a Lentini, per trasferirsi subito come sostituto procuratore a Trapani. Dal 1978 fino al 1991 è giudice istruttore e procuratore aggiunto della Repubblica a Palermo. Durante questo periodo lavora nel pool antimafia di Antonino Caponnetto le cui indagini sfociano nel maxiprocesso a Cosa nostra (1986-1987). Il 21 giugno 1989, Falcone è oggetto di un attentato presso la villa al mare affittata per le vacanze (attentato dell’Addaura) su cui ancora oggi non è stata fatta piena luce. In seguito ai troppi veleni e alle opposizioni all’interno del Palazzo di giustizia di Palermo, ormai isolato, lascia la procura e nel 1991 viene nominato direttore generale degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia. Giovanni Falcone viene ucciso a Capaci il 23 maggio 1992, mentre dall’aeroporto di Punta Raisi stava andando a Palermo. Il tritolo piazzato lungo l’autostrada uccise anche la moglie, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro (capo scorta), Rocco Dicillo e Vito Schifani. L’autista di Falcone, Giuseppe Costanza, rimase ferito come altri agenti di scorta e passeggeri di altre macchine. Tra i suoi libri, oltre alle pubblicazioni giuridiche e ai numerosi articoli apparsi su varie riviste, da ricordare l’intervista di Marcelle Padovani in Cose di Cosa nostra (Bur-Rizzoli) e La posta in gioco. Interventi e proposte per la lotta alla mafia. Presentazione di Giuseppe D’Avanzo, prefazione di Maria Falcone (Bur-Rizzoli).

Paolo Borsellino (1940-1992) nel 1963 è il più giovane magistrato d’Italia. Pretore a Mazara del Vallo e poi a Monreale, nel 1975 viene trasferito a Palermo, dove entra nell’Ufficio istruzione affari penali sotto la guida di Rocco Chinnici, coordinatore del primo pool antimafia. Nel 1986 lascia Palermo e diventa procuratore della Repubblica di Marsala. Nel 1988, dopo la mancata nomina di Falcone a capo del pool (in seguito alle dimissioni di Caponnetto), denuncia l’arretramento della lotta alla mafia e per questo viene messo sotto inchiesta dal Csm. Nel 1991 torna a Palermo come procuratore aggiunto. Due mesi prima di essere ucciso, rilascia un’intervista a Canal Plus parlando dei legami tra la mafia e l’ambiente industriale milanese e del Nord Italia in generale, facendo riferimento anche a indagini su Vittorio Mangan e Marcello Dell’Utri. Paolo Borsellino viene ucciso 56 giorni dopo Giovanni Falcone, il 19 luglio 1992, in via D’Amelio, a Palermo, mentre si stava recando, come ogni domenica, dalla madre. Con lui muoiono Agostino Catalano (capo scorta), Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Anche di Borsellino si ricordano i molti interventi e saggi apparsi su riviste. Costante il suo impegno nelle scuole. Oltre alle pubblicazioni giuridiche, suoi testi sono raccolti in Oltre il muro dell’omertà. Scritti su verità, giustizia e impegno civile, a cura di Giorgio Bongiovanni, presentazione di Manfredi Borsellino, prefazione di Antonio Ingroia (Bur-Rizzoli).

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