NOMI, UNDICI SCRITTURE AL FEMMINILE

Undici donne scrittrici, undici nomi, undici voci creatrici. Voci «materne» dunque, portatrici dell’energia di vita che ha generato le loro opere. Voci che Nadia Fusini ascolta in Nomi. Undici scritture al femminile (Donzelli, pp. 298, Euro 19,50), un viaggio nella letteratura dell’ultimo secolo: ma la personalità, l’opera, la vita, l’arte di queste donne emerge non già da freddi racconti biografici, da distaccati resoconti della loro «fortuna» letteraria, quanto da un empatico confronto con le emozioni sottese alla loro scrittura. Non l’occhio ma la visione è al centro di questi ritratti, non la parola ma la lettura. E soprattutto è attivo l’ascolto, l’ascolto del «suono della vita». Eppure, non esiste una generica scrittura femminile, e nessuna esperienza autentica è «di genere». Perché dunque gli eroi che Nadia Fusini convoca in questo libro sono tutte donne? Perché – risponde – sono queste donne, con questi nomi e queste opere; creature singole, che contano ognuna per sé e che hanno dato prova di rara eccellenza nell’arte che hanno scelto. Se meritano un’attenzione speciale, non è solo perché più spesso degli eroi maschi le loro gesta sono state trascurate, ma perché nella cerimonia della loro scrittura rivelano e dimostrano come in essa si realizzi l’alchimia che trasforma ogni elemento – di genere, di storia, di classe, di tempo – in qualcosa di indipendente e di autonomo. E singolare. E miracoloso. Divenuto un piccolo classico della storiografia letteraria, letto e studiato da un paio di generazioni, Nomi è un libro «vivo» che, dalla sua prima pubblicazione nel 1986, ha conosciuto continui aggiornamenti e riedizioni. Oggi torna in libreria con l’aggiunta di un’altra piccola gemma: le vibranti pagine che Nadia Fusini ha dedicato ad Anna Maria Ortese.

Nadia Fusini insegna presso il Sum, Istituto italiano di scienze umane, a Firenze. A Roma coordina un dottorato di Lingue e Culture europee in collaborazione con «La Sapienza». Autorevolissima studiosa di teatro elisabettiano, ha tradotto e commentato numerosi testi shakespeariani; ha curato e tradotto opere di Mary Shelley, Keats, Stevens e soprattutto di Virginia Woolf, alla quale ha dedicato la biografia Possiedo la mia anima (Mondadori, 2007). Narratrice raffinata, è anche autrice dei romanzi: La bocca più di tutto mi piaceva (Donzelli, 1996), Lo specchio di Elisabetta (Mondadori, 2002), L’amore necessario (Mondadori, 2007). L’ultimo suo lavoro, Di vita si muore (Mondadori, 2010), è dedicato al teatro delle passioni in Shakespeare.

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