Eugène Delacroix pittoreporter

 

DELACROIX Autoritratto
Delacroix – Autoritratto

I biglietti glieli pagò l’Ambasciata di Francia. Risulta dai diari di bordo, da poco ritrovati, delle due navi che trasportarono Eugène Delacroix da Tolone a Tangeri, andata e ritorno. Ma in Marocco l’artista dovette gravosamente mantenersi da sé. Quanto al compenso per la missione da svolgere, non ce n’è notizia. Penso perciò che sia stato proprio lui a offrirsi di andare gratis in Africa nel gennaio 1832, con un sostegno ufficiale che gli schiudesse qualche intimità del mondo arabo. Formalmente aveva  l’incarico di disegnare per il suo governo carte topografiche dei territori del sultano Mulay Abd-er-Rhaman. Ma si sapeva che non era un cartografo: era irresistibilmente attratto dall’esotico, un interesse molto diffuso nelle classi colte al tempo di Luigi Filippo re dei Francesi. Fu così che il più grande pittore romantico europeo diventò uno dei padri dell’orientalismo pittorico. La scoperta di quei diari mi ha  incuriosito.

Delacroix - Fanatici di Tangeri
Delacroix – Fanatici di Tangeri

     In un primo momento ho ipotizzato che Delacroix sapesse addirittura già avvalersi di qualche tecnica analoga alla più straordinaria invenzione coeva, la fotografia. Ma era troppo presto, non poteva improvvisarsi fotoreporter. I nuovi preziosi documenti dicono che non andò in Marocco con lastre sensibili, ma con la consueta attrezzatura di pittore in viaggio, con l’intenzione di immergersi nell’Africa sconosciuta senza eseguire l’incarico ricevuto.

     All’andata, goloso di novità, sgattaiolava continuamente dalla nave mentre i marinai  facevano rifornimento nei porti. Arrivato a destinazione, cominciò a indagare gruppi e tipi umani, abbigliamenti maschili e femminili, usi locali, carri, finimenti di cammelli, casbah labirintiche, arredi di interni segreti. Penetrando nel territorio marocchino, studiava il movimento di gazzelle, buoi selvatici, struzzi, uccelli, con entusiasmo tipicamente romantico per la natura. Usava matita e acquerelli per appunti veloci su taccuini di  carta. A volte, per la fretta, rinunciava ai colori, ma li indicava scrivendoli. Non lo  fermarono notti all’addiaccio, animali pericolosi lungo i corsi d’acqua, scaramucce tra le sue guide e  predoni locali. I frammenti di esotismo che tornano nei suoi  dipinti donano oggi delizie infinite a chi li ammira nelle pinacoteche pubbliche e private.

      Ma se Eugène Delacroix non fu un fotoreporter, con un neologismo lo definirei un pittoreporter perché meglio dei fotoreporter ha contribuito a costruire le immagini che  richiamano folle di turisti verso orienti sognati. L’emozionante interpretazione moderna che ne diede – a cui non seppero arrivare altri  grandi pittori, come Klee e Matisse – indusse Baudelaire a scrivere: «Delacroix fu un  artista unico, senza predecessori e senza successori».

       Morì il 13 agosto 1863. La ricorrenza centocinquantenaria sta passando inosservata.

Elio Galasso

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