Siria, una guerra che non fa audience: un milione di bambini in fuga

©Unicef
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La Siria è un Paese “chiuso” ai Media. I giornalisti non possono accedervi, per raccontare il dramma di una guerra civile, cominciata tre anni fa e mai conclusa. Un conflitto che si consuma sotto lo sguardo impotente e inconsapevole dell’opinione pubblica mondiale e che coinvolge soprattutto i bambini, come sottolinea Roger Hearn, Regional Director di Save the Children per il Medioriente. A fornire i dati  di questa vera e propria crisi umanitaria sono l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e l’Unicef. I due Enti fanno infatti sapere con una nota che un milione di bambini ha abbandonato la Siria. A lanciare l’allarme in particolare sono Anthony Lake, direttore generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), e António Guterres, a capo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Molti di questi bambini sono riusciti a raggiungere il Libano, la Giordania, la Turchia, l’Iraq e l’Egitto; altri si stanno dirigendo verso i Paesi del Nord Africa e verso l’Europa. Piccole anime traumatizzate e depresse dalla costante incertezza del futuro. L’Unicef sostiene inoltre che sono 750mila i rifugiati con meno di 11 anni e che sono 7mila i bambini rimasti uccisi negli scontri a fuoco; 3.500 sono invece i minori usciti dalla Siria senza le loro famiglie. Il rischio di episodi di sfruttamento, prostituzione minorile e matrimoni precoci è, dunque, altissimo.

 

©Unicef
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L’Unicef e l’UNHCR hanno avviato un intenso programma per aiutare i bambini e le rispettive famiglie, ma nella nota si legge che molto resta ancora da fare sia in termini di finanziamenti delle spedizioni, sia per fermare quest’orrore. I bambini, gli adolescenti e le loro famiglie, avverte l’Organizzazione, devono poter lasciare la Siria in sicurezza e soprattutto le parti in conflitto «devono smettere di prendere di mira la popolazione, ponendo fine al reclutamento dei bambini».

 

A preoccupare sono soprattutto le notizie sull’ipotetico uso di armi chimiche, da parte dell’esercito, sui ribelli e sulla popolazione siriana in fuga. Ieri mattina, 22 agosto 2013, il quotidiano britannico The Times ha definito quanto sta accadendo in Siria un atto di barbarie, specificando che “il Regno Unito, la Francia e gli Stati Uniti hanno chiesto all’Onu di “investigare urgentemente” sulle denunce dei ribelli siriani di un attacco con armi chimiche da parte dell’esercito che avrebbe causato centinaia di vittime vicino a Damasco”, precisamente a Ghouta il 21 agosto scorso.

Maria Ianniciello

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