Siria, i “viaggi della morte” dei bambini

250px-Siria-MappaSui bambini tutti i mali del mondo. Sono, il nostro futuro, eppure, gli adulti li sottopongono quotidianamente, ad ogni assurdità: violenza, maltrattamenti e morte. In tutto il mondo le stime su vari tipi di violenza a cui sono sottoposti sono allarmanti e incommentabili per la loro brutalità. La morte è l’epilogo, drammatico, a causa di malattie, violenza, malnutrizione, guerra e ciò accade ovunque dal Brasile, all’Africa passando per l’estremo Oriente toccando la Siria. Sono tanti, i bambini che muoiono in Siria in questi giorni di terrore che sta vivendo la nazione. La causa? L’esodo dal Paese. Oltre la metà dei profughi siriani sono minori e le testimonianze dei rifugiati, agli operatori dell’organizzazione umanitaria “Save the Children”, parlano di “viaggi della morte” dei bambini. Attualmente 1 milione e 600 mila persone scappate dalla Siria vivono nei campi profughi in Giordania; Libano, Iraq ed Egitto, di cui un milione ha attraversato il confine nel solo mese di marzo, e che hanno bisogno di aiuto umanitario. Un dato sottolineato da Save the Children, nella Giornata Mondiale del Rifugiato, che evidenzia come la metà di loro sono bambini. I bambini sono diventati ormai bersaglio per i cecchini, costretti a scappare sotto pesanti bombardamenti, costretti a cercare di ricavare un po’ di acqua dall’erba e dalle foglie, per evitare la sete causata dalle torride temperature.
«Abbiamo appreso storie tremende dai rifugiati siriani, che descrivono tantissimi minori uccisi, torturati, reclutati come bambini soldato e abusati. I minori vengono separati dalle proprie famiglie e molti muoiono per strada a causa delle ferite, cercando di scappare», ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. «Sono proprio i più vulnerabili che pagano il prezzo più alto». Tra di esse la storia orrenda di un bambino di appena dodici anni che è stato lasciato indietro a morire dopo che, in seguito all’assassinio di sua madre, era diventato troppo debole per proseguire il viaggio a causa di una ferita provocata da alcune schegge di una granata. Poi, c’è quella di un neonato separato dalla propria madre e morto a causa del caldo e della mancanza di latte. Bambini calpestati dalla gente che correva sotto il fuoco delle armi. Un ragazzino di 13 anni ucciso da un colpo mentre tentava la fuga. Un ragazzo di 16 anni che dopo 15 giorni di detenzione aveva segni evidenti di tortura fisica. Il personale di un checkpoint ha tagliato la gola ad un ragazzo di 12 anni.
«Queste testimonianze raccolte dai nostri operatori – continua Valerio Neri – offrono un’istantanea della disperazione e dell’orrore che i bambini siriani stanno affrontando quotidianamente. Fino a che questa spirale di violenza nel paese non si riesce a fermare, occorre raggiungere urgentemente queste persone e portar loro aiuto». Ed aggiunge: «Tutti i bambini coinvolti in questo orrendo massacro ne hanno bisogno: da un lato coloro che all’interno del paese sono esposti all’atrocità del conflitto, dall’altro quelli che, riusciti a scappare, ora vivono in campi profughi affollatissimi, senza poter frequentare una scuola o senza avere un posto sicuro dove giocare».

Save the Children sta cercando di supportare la popolazione siriana sia all’interno delle comunità di rifugiati in Libano, Giordania e Iraq sia all’interno del Paese. Purtroppo, però, a causa della difficoltà di accesso, l’Organizzazione è attualmente riuscita a raggiungere solo il 10% delle persone che si era prefissa di aiutare.

Per sostenere l’intervento di Save the Children in Siria: www.savethechildren.it/siria

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