RISCHIO INDUSTRIALE, CITTADINI POCO INFORMATI

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Si rispettano le norme di sicurezza ma l’informazione ai cittadini è ancora scarsa. È quanto emerge dall’indagine Ecosistema rischio industrie realizzata da Legambiente e Dipartimento della protezione civile nell’ambito del progetto di monitoraggio, prevenzione e informazione per la mitigazione dei rischi naturali e antropici Ecosistema Rischio 2012. Secondo il rapporto sono oltre 1.100 in Italia gli impianti industriali che trattano sostanze pericolose in quantitativi tali da essere ritenuti suscettibili di causare incidenti rilevanti in base alle direttive Seveso e ai decreti legislativi che le recepiscono. Impianti chimici, petrolchimici, depositi di gpl, raffinerie e depositi di esplosivi o composti tossici che, in caso di incidente o di malfunzionamento, possono provocare incendi, contaminazione dei suoli e delle acque, nubi tossiche, e che sono censiti dal ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare in un inventario nazionale aggiornato semestralmente. Gli impianti sono concentrati prevalentemente in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.

L’indagine di Legambiente è stata realizzata attraverso un questionario inviato a tutti i 739 Comuni in cui sono presenti gli impianti riportati nell’Inventario nazionale del ministero dell’ambiente. Le risposte fornite da 210 amministrazioni comunali (il 29 per cento delle 739) hanno consentito di analizzare il livello di realizzazione o partecipazione dei comuni a periodiche esercitazioni, il recepimento da parte degli stessi comuni delle informazioni contenute nei Piani d’emergenza esterni redatti dalle prefetture competenti, la pianificazione urbanistica che tenga conto del rischio esistente.

Il 94 per cento dei 210 Comuni intervistati ha dichiarato di avere recepito le indicazioni contenute nella scheda informativa redatta dal gestore dell’impianto, così come previsto dalla legge; quest’ultima, inoltre, stabilisce la perimetrazione delle aree circostanti gli insediamenti a rischio di incidente rilevante nelle quali, in caso di malfunzionamento, potrebbero riscontrarsi conseguenze sull’ambiente o sulla salute della popolazione.

Quindi, 198 amministrazioni comunali confermano di aver recepito i dati essenziali sullo stabilimento necessari per valutare i possibili scenari e le conseguenze di un incidente e quindi per realizzare le opportune campagne informative e la corretta pianificazione urbanistica del territorio. Sono 181 i Comuni che hanno predisposto una planimetria del territorio e individuato le “aree di danno”, sottoposte a conseguenze nell’eventualità di un incidente nello stabilimento a rischio (l’86 per cento dei comuni intervistati). In 104 Comuni intervistati sono state individuate nelle “aree di danno” strutture vulnerabili e/o sensibili: nel 18 per cento dei casi sono presenti scuole, nel 13 per cento centri commerciali, nell’8 per cento strutture ricettive turistiche, nel 7 per cento luoghi di culto, nel 2 per cento ospedali.

Solo 148 delle amministrazioni comunali che hanno risposto al questionario hanno dichiarato di aver realizzato campagne informative sul rischio industriale e sulla presenza sul proprio territorio di insediamenti suscettibili di causare incidenti rilevanti. Solo 105 comuni (il 50 per cento degli intervistati), però, ha detto di aver realizzato campagne informative sui comportamenti da tenere in caso di emergenza.

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