Lettera a un ragazzo che non vuole morire di Mafia

A vent’anni dalla morte di Falcone e Borsellino, il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, nel  libro “Liberi tutti”, edito da Sperling & Kupfer,  si racconta ai giovani, ripercorrendo le tappe per lui più importanti: il primo incarico; l’assassinio di amici magistrati e poliziotti; l’istruzione del maxiprocesso di Palermo; le minacce e la vita blindata; i momenti esaltanti dell’arresto dei boss. E quel viaggio con Falcone da Roma a Palermo, disdetto all’ultimo momento, che l’avrebbe visto, il 23 maggio 1992, sull’auto che esplose a Capaci. Una  ricostruzione che è anche un bilancio della lotta contro Cosa nostra, di cui il procuratore dipinge il vero volto, rivelandone le origini, i metodi e le regole segrete. La sua schietta testimonianza, si chiude con un appello appassionato a superare l’indifferenza che fa prosperare la criminalità e a diffondere la cultura della legalità: i soli strumenti che permettono di riscattarsi dalla schiavitù dei soprusi, dell’intimidazione e della violenza che domina dove il potere delle cosche opera indisturbato.

Pietro Grasso

In magistratura dal 1969, è a capo della Procura Nazionale Antimafia dal 2005. In precedenza è stato procuratore della Repubblica a Palermo e giudice del primo maxiprocesso a Cosa Nostra.

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