Tenet: recensione (no spoiler) del nuovo film di Nolan

Gioca con le immagini e gioca con lo spazio, Christopher Nolan. Prende in giro il tempo per come siamo abituati ad intenderlo: cronologico, lineare, prevedibile, percettibile. Scontato, per certi versi! Nolan nel suo nuovo film Tenet usa la macchina da presa come se fosse una giostra.

Sulla giostra è seduto l’ignaro spettatore che si imbatte in una realtà espressionistica fatta di teorie filosofiche, di leggi fisiche che richiamano la Quantistica e di modi di intendere la complessità della vita che è incomprensibile all’individuo scevro di domande.

Scopri di più su Tenet nella recensione che segue. In calce trovi la versione audio dell’articolo.

Tenet: recensione (no spoiler)

Tenet non è un film qualunquista: è una pellicola rompicapo che non sfrutta il sex appeal delle idee precostituite, con frasi fatte e percorsi già delineati; è altresì un lungometraggio che apre più riflessioni mediante uno stile particolarmente innovativo.

Nolan è un genio ribelle che oltrepassa il classico film di fantascienza. Il regista progetta, con una certa meticolosità, una realtà non onirica per dirci che dopotutto siamo noi i veri protagonisti. Certo, ci sono degli eventi incontrollabili, ci sono delle situazioni che non possiamo prevedere, ci sono degli strani compagni e ci sono, poi, degli antagonisti.

Tenet recensione

Tenet e il viaggio dell’eroe

Tenet è il viaggio dell’eroe che cerca nella realtà un pezzo importante del Sé. Tenet è lo spartiacque tra il conosciuto e l’inconoscibile, è un capitombolo nel buio per riempiersi di vuoto, è possibilità di immaginazione e di rivalsa.

E per portare a compimento il percorso dell’eroe Nolan non sfrutta attori del calibro di Leonardo DiCaprio come in Inception, né di Matthew McConaughey come in Interstellar. No, Nolan opta per un interprete che di famoso ha soltanto il cognome. Il cineasta, infatti, fa vestire i panni del Protagonista (un uomo di cui non conosciamo le generalità) ad un attore pressoché sconosciuto al grande pubblico: John David Washington (figlio di Denzel, nda). Accanto a lui, nei panni di Neil, il collega nonché compagno di avventure, c’è nientemeno che Robert Pattinson. Ma non pensate al buddy movie, qui il compagno non ha un ruolo paritario, perché non è altro che una proiezione… un’alienazione.

Nolan abbatte (a mio avviso) la regola non scritta che a vestire i panni del personaggio principale in un film importante debba essere per forza un attore in voga. Qui, invece, Pattinson fa da spalla a Washington. Perché accade? Probabilmente si è voluto dare più corpo all’idea che il Protagonista (un agente dei servizi segreti americani) sia in realtà un uomo in divenire che ha messo da parte emozioni ed istinti per fare il soldato che ubbidisce agli ordini. Se ci fosse stato un attore già costruito la sensazione non sarebbe stata certo la stessa!

Washington, difatti, man mano che il film avanza si abbassa a poco a poco la maschera e scopre così di avere un cuore acquisendo sempre più consapevolezza. La sua espressione cambia, tanto che non dà più l’impressione di essere un uomo anonimo ed inespressivo in un contesto inusuale.

Tenet recensione

L’evoluzione del Protagonista

Il personaggio principale si evolve, cresce e conosce l’amore. L’azione allora non è più meccanica, anche se è sempre veloce come rapito è il nostro tempo dove tutto cambia troppo in fretta e dove è difficile adattarsi. Nolan crea nel film una realtà liquida che di solido non ha più nulla. I matrimoni si disintegrano per i soldi e quel che resta del patriarcato, rappresentato dall’antagonista Andrei Sator (Kenneth Branagh), è un’insaziabile sete di potere sull’umanità e di controllo sulla donna.

E anche in questo film è un personaggio femminile a creare i presupposti per la presa d’atto. Si chiama Kat Sator (Elizabeth Debicki), ha un figlio ed è la moglie succube di Andrei. La statuaria e bionda Kat comincia a sentire tuttavia un imponente desiderio di rivalsa subito dopo che ha conosciuto il Protagonista.

Una pellicola dal messaggio criptico…

A fungere da burattinaio è la Missione. Il Protagonista deve recuperare un oggetto non identificato (poi si scopre che sono nove e che tutti insieme compongono un algoritmo) che potrebbe mettere a rischio la vita dell’intero pianeta. Ma per farlo il Protagonista viaggia nel tempo e non ci fa sapere mai chi è per davvero, ricoprendo il ruolo del signor Nessuno! Perché dopotutto che cos’è un’identità se non l’ennesima manifestazione di un Ego smisurato?

Tenet ha dunque la rapidità di un film d’azione, la profondità del cinema esistenzialista e la temerarietà di una pellicola di fantascienza contemporanea.

Il lavoro di Nolan non somiglia a Matrix, pur prendendone spunto, né ad altri lungometraggi fantascientifici. Il film somiglia a se stesso sia per la regia, sia per la sceneggiatura – che è stata scritta da Nathan Crowley – e sia per il montaggio di Jennifer Lame.

Tenet è certamente una pellicola dal messaggio criptico e dalla trama innovativa che genera pathos mantenendo alta l’attenzione. Non è un film corale come Dunkirk né troppo individualistico come alcune opere di spionaggio, dato che il personaggio principale ha bisogno di altri individui per portare a compimento la propria Missione. Un consiglio? Resta concentrato, così non ti perderai nemmeno una virgola! Maria Ianniciello

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