Francesco Villani tra jazz ed imprevedibili guizzi

Francesco Villani © Giacomo Ambrosino
Francesco Villani © Giacomo Ambrosino

Elegante, raffinato, uggioso ed imprevedibile “Il Premio di Consolazione” è il secondo disco del pianista napoletano Francesco Villani. Undici tracce suonate da un trio davvero molto speciale composto da piano-contrabbasso-batteria incarnato da Villani, suo fratello Pier­luigi alla bat­te­ria e dal con­tra­b­bassista danese Jes­per Bod­ilsen, autore, tra l’altro, dei brani “Cae­tano” e “A Song For Her Being Here”, contenuti nel disco.

Le melodie malinconiche che contraddistinguono l’album trovano sempre un guizzo particolare attraverso ricercate irregolarità, tocchi lievi ed incursioni ritmiche inaspettate. “Le cose che gli altri non dicono” e “Tarzan Boy” e poi, ancora “Le grand Bluffer” scorrono con le loro immagini attraverso i veloci tocchi di Villani e arrivano agli occhi, alle orecchie e alla mente destabilizzandola, senza farle mai davvero capirne il significato. Un ritmo beffardo, sorprendente, accattivante anche per la bella cover strumentale di “Ritornerai” di Bruno Lauzi .

fv 2Cura, infinito studio, altrettanto infinito amore per il dettaglio lasciano, tuttavia, la porta sempre aperta all’immaginazione. Le intro pacate, poi affabili e infine chic dei brani composti da Villani rendono bene l’idea di un animo imprevedibile e completamente immerso nel mondo delle note. Cosi, proprio quando meno ce lo si aspetta, ecco comparire “Sangue romagnolo”, direttamente da una balera d’altri tempi, il brani finisce per poi dissolversi nel coinvolgente tango di  “Elo­gio del Caffè Amaro”. Il grande ruolo da coprotagonista svolto dal contrabbasso conferisce, inoltre, un surplus ultra di eleganza a tutto il lavoro di cui il pubblico ha potuto recentemente apprezzare l’intensità durante il concerto che Francesco Villani ha tenuto lo scorso 20 settembre presso il  Parco delle Acque di Pomigliano d’Arco nell’ambito del prestigioso Pomigliano Jazz Festival.

 Raffaella Sbrescia

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