Alessandro Bergonzoni a teatro con “Nessi”, la recensione

Dobbiamo essere “con-nessi” l’uno all’altro, imparare a occuparci di più lavori contemporaneamente e a fare anche la parte degli altri. “Fare nesso” ovunque, «senza precauzioni, senza contraccezioni» ed essere “Giàlì” e “Gialà”, perché non basta più svolgere il proprio piccolo compito, bisogna essere dei precursori, in un’epoca in cui la parola “collega” non è più «un sostantivo, ma un verbo».

@ Valentina Sala
@ Valentina Sala

Un’ora e trenta di monologo brillante, di bizzarri e sottili giochi di parole, di incessante flusso di coscienza firmato, ovviamente, da uno dei più noti e apprezzati attori italiani, Alessandro Bergonzoni. Come ci ha abituato in passato, protagonista del suo nuovo lavoro è sempre lui, solo e visionario, salito sul palcoscenico del Teatro della Società di Lecco nella serata di ieri, giovedì 20 marzo, con il suo “Nessi”, spettacolo scritto e interpretato dal noto monologhista bolognese, diretto insieme a Riccardo Ridolfi e proprio in questi mesi in tour attraverso la Penisola.

A dare il via allo spettacolo un sipario chiuso e la voce inconfondibile di Bergonzoni, che nascosto fuoricampo mette in scena un dialogo tra due persone, una rimasta rinchiusa non si sa bene dove e l’altra impegnata nel suggerire come uscirne, come maneggiare dei fili forse elettrici. Poi, dopo qualche minuto di dibattito al buio, di frasi incalzanti e di risate del pubblico, ecco comparire l’attore emiliano circondato da un fumo spesso, intenso. Accanto a lui delle piccole incubatrici, simbolo, verrebbe da dire, del sottile legame tra vita e morte, di quel nesso tra nascita, esistenza, scomparsa di cui il testo teatrale parla. Da qui un flusso di pensieri che tocca tematiche diverse, a partire, appunto, dalla morte, che quando sopraggiunge ci fa dire cose che in altri momenti non diremmo.

«Ma perché – si domanda l’attore – non fare dei funerali da vivi? Perché non dire cose in punta di vita?». E poi il legame tra padre e figlio, altro tema di cui parla Bergonzoni, un «amore filiale, perché è una banca» e in cui un padre può avere “in custodia” la figlia e non essere contento, «perché dentro lei non c’è». «Se avessi un figlio sordo  – continua l’attore – lo chiamerei Invano. Pensa, oggi si è laureato Invano…». E ancora esilaranti giochi di parole, con un motociclista “non veduto”, investito da un autista in questo caso “non vedente” e che, in mancanza di altri testimoni ed essendo «”vigile”, si alza e fa tutto lui», poi se è pure “perito” meglio ancora. Ma, soprattutto, le connessioni, i nessi tra la cose, la necessità di “capitolare”, ossia «aggiungere capitoli» ai libri di altri, di essere “at-torre di Babele”, per sapere recitare in tutte le lingue, di evitare genocidi che sono anche geniocidi, di avere speranza per il futuro, perché «se un Paese è in ginocchio non vuol dire che soffra, magari – afferma – sta pregando».

@ Valentina Sala
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LE PROSSIME DATE – La prossime date di “Nessi” sono in programma per domani, sabato 22 marzo, al Teatro Carani di Sassuolo (MO), il 25 marzo al Teatro Comunale Odeon Lumezzane (BS), il 26 al Politeama di Manerbio (BS), il 27 al teatro Comunale di Monfalcone, il 28 al Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto (VR) e il 30 al Teatro Comunale de Micheli di Copparo (FE). Per informazioni sulle date in programma nei mesi di aprile, maggio e giugno consultare il sito alessandrobergonzoni.it.

Valentina Sala

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