Pino Daniele: Qualcosa Arriverà

Ci sono libri memorabilia dedicati a chi ama una star o un personaggio e altri, come questo di Rizzoli dedicato a Pino Daniele e intitolato Qualcosa arriverà, a firma di Giorgio Verdelli e Alessandro Daniele, che sono invece dei saggi di approfondimento su un soggetto. Non stupisca la scelta del termine “soggetto”. Va inteso in entrambe le accezioni. Di persona, ma anche di tema che necessita di una trattazione per via dell’interesse che riveste non solo per una più o meno ristretta schiera di appassionati, ma per chiunque osservi i mutamenti prodotti nella cultura dalla presenza e dalla produzione di un artista. Il titolo, come probabilmente molti avranno immaginato, riprende quello di una canzone che Daniele aveva composto per la colonna sonora del film del 1987 di Massimo Troisi, Le vie del Signore sono finite, e in qualche modo mutua la rara capacità che avevano spesso i titoli delle sue canzoni di essere dei catalizzatori di emozioni a prescindere dal tema sviluppato musicalmente, quasi fossero delle poesie ermetiche. Qualcosa infatti è effettivamente arrivato, nella vita di tutti noi suoi coevi nel lungo (ma terminato troppo presto) arco della carriera di Pino Daniele, che ha saputo cantare Napoli come proprie radici e allo stesso tempo far rendere conto a tutti quelli, che avevano una provenienza diversa, che Napoli era il mondo. Qualcosa è arrivato e l’abbiamo ascoltato e apprezzato fino al 4 gennaio 2015 e adesso siamo in grado di valutarne l’impatto e l’importanza scorrendo le 256 pagine del volume in questione che alterna una ricca selezione di foto inedite provenienti dagli archivi personali del figlio Alessandro e alcuni saggi composti da persone che hanno conosciuto e frequentato, a vario titolo, Pino Daniele condividendone per periodi più o meno lunghi il percorso: la prima moglie Dorina Giangrande, gli stessi autori Verdelli e il figlio Alessandro, e poi Peppe Servillo, Renzo Arbore, Peppe Lanzetta, Toni Servillo, Gianni Minà, Gaetano Daniele, Enzo Gragnaniello, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Jovanotti, Clementino, Tullio De Piscopo, Enzo Decaro, Al De Meola, Chick Corea, Roberto Saviano…

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Qualcosa arriverà si divide in quattro sezioni: “Vogl’essere chi vogl’io”, “Il feeling è sicuro”, “Da nord a sud del mondo” ed infine “Io ci sarò ad alzare il vento”. Tutti i contributi letterari organizzati in questo libro sono ovviamente anche, e spesso, testi emozionali di memorie che vengono condivise, ma limitarsi a considerarli una lunga elegia sarebbe un errore. Al di là del ricordo commosso che questi autori fanno di momenti privati, regalando scorci della persona che siamo invece abituati a considerare un personaggio pubblico, esisteva un artista che con profonda sincerità usava il proprio talento e la propria ispirazione come una lente che non deformava il mondo ma ne ingrandiva bellezze e smascherava difetti, e ce lo restituiva con una cangianza di prospettiva in cui era impossibile non cogliere la poesia. Il suo apporto alla musica leggera italiana negli anni ’70 e ’80, quando stava ancora consolidando la propria fama, e dagli anni ’90 in poi quando ormai era all’apice del successo è stato fondamentale. Il suo saper mescolare e riproporre in chiave inedita le influenze del jazz, del rock, dei suoni e della tradizione all’ombra del Vesuvio, delle chitarre blues e delle percussioni mediterranee ha reso impossibile per i giovani musicisti e per chi tratta professionalmente di storia della musica prescindere dalla sua influenza.

«La sua musica resta con noi ed è più che mai attuale, non soltanto come colonna sonora di un’epoca, ma soprattutto per la capacità di raccontarci e di emozionarci», scrive Giorgio Verdelli nel primo dei saggi che compongono il mosaico letterario di Qualcosa arriverà, e al di là della malinconia per la perdita, al di là della muta ammirazione per l’artista, questo credo che dovrebbe restare come punto di partenza di una analisi sulla carriera di Pino Daniele, che per l’appunto non soltanto ha saputo accompagnarci ed emozionarci come colonna sonora delle nostre vite, ma che ha, molto più profondamente, saputo raccontarci, e di conseguenza definirci. Cosa che solo i più grandi hanno la capacità di fare.

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