Giovani Scrittori. Domenico Carrara: «Io, ‘Mnemosine’ e la società odierna»

Oggi vi propongo un’intervista che mi ha rilasciato Domenico Carrara, autore di Mnemosine. Scritto con Simona Giampaolo, che ha curato le illustrazioni, ed edito da Homo Scrivens, il libro – che è adatto per grandi e piccini – narra la vicenda degli abitanti di Lete che ogni giorno si riuniscono per l’ora del racconto, nel corso della quale il crudele sovrano Drago toglie loro la memoria. Ma qualcosa di importante sta per accadere…

Domenico Carrara Mnemosine

Domenico Carrara, come nasce il tuo libro?

Avevo in mente da un po’ di scrivere un racconto distopico e pensavo di caratterizzare i personaggi in base ai nomi, quindi Immaginario e gli altri in qualche modo esistevano già. Parlando con la disegnatrice, Sonia Giampaolo, è venuta poi fuori la proposta di un libro illustrato per ragazzi: così abbiamo cambiato genere e siamo passati alla fiaba, pur mantenendo uno spirito simile a quello del progetto iniziale.

Cosa e chi rappresenta Drago?

Drago è l’appiattimento sul presente, è l’omologazione. Il suo regno è assolutista, non lascia scampo ad altre visioni: è il nemico che possiamo avere di fronte o dentro, il rifiuto totale della libertà. Ecco perché, in una storia che non concede molto spazio alle sfumature, è rappresentato come il male da abbattere. La sua ora del racconto può essere anche una metafora di quel che è l’uso dei social, ovviamente nei casi in cui questo degenera.

Definirei ‘Mnemosine’ un racconto simbolico che potrebbe essere visto sia come una sorta di dialettica interna all’uomo che esterna… sociale e politica. È così?

Hai ragione, il messaggio sociale e individuale c’è: è appunto l’invito a riflettere su quello che abbiamo attorno e sui rischi che corriamo quando per la sicurezza siamo disposti a rinunciare a delle libertà conquistate con fatica nel corso della storia. Drago è un fantasma attualmente, ma anche una minaccia sempre viva. Come i protagonisti trovano la forza per affrontare il suo dispotismo in nome di una visione diversa della società spero che la nostra generazione non si lasci abbindolare dalle promesse di soluzioni facili a problematiche complesse, né tantomeno da rigurgiti nostalgici.

I sudditi perdono la memoria, perdendo al contempo di autenticità, proprio come accade a noi crescendo. Ci dimentichiamo di chi siamo per davvero in nome delle convenzioni sociali?

Succede di crescere e di cambiare, perché siamo flusso continuo. Spesso si perde qualcosa di prezioso in questi processi e sarebbe bello, invece, riuscire a mantenere uno sguardo non del tutto disincantato. Per me le convenzioni non dovrebbero mai arrivare a toccare quella che è la nostra vera natura, se lo permettiamo tradiamo una parte importante di noi.

C’è anche un messaggio socio-politico e culturale in ‘Mnemosine’ che comunque descrive nel suo substrato la società odierna?

Certo, prima ho fatto riferimento all’ora del racconto perché si può porre un parallelo tra questa e l’ostentazione in cui siamo cresciuti, quella televisiva e dei social network. Ci siamo dentro e anch’io ne faccio uso, ne parlo da utente e non da studioso o tecnico: di certo è qualcosa di rivoluzionario, sia nei suoi aspetti positivi che negativi, che sta modificando il modo in cui percepiamo il mondo. Nel racconto provo a contrapporre alla prospettiva superficiale quella di relazioni più genuine, di comunità e di storie che vengono tramandate di generazione in generazione. Che ben venga lo spazio virtuale se serve a ritrovarsi dal vivo, come spesso succede; mi piace meno l’uso fine a sé stesso o l’idea che chiunque, di qualunque cosa si occupi, debba essere nel suo piccolo pure un influencer.

Stai lavorando ad altri testi?

Sto scrivendo molto in versi da due anni, è così che ho iniziato e non ho mai abbandonato questa forma perché credo sia quella a me più congeniale. Non so se ne verrà fuori una raccolta e quando, per il momento provo a limare la mia voce leggendo soprattutto poesia.

Com’è la vita di un giovane scrittore?

Si cerca molto ed è difficile sentire di essere arrivati al punto giusto, almeno per come la vivo. Ci si può arenare su una sciocchezza e poi riprendere dopo tempo, non credo esista un solo modo di vederla, soprattutto non credo ci sia un modo corretto ed esclusivo. Sto cercando il mio, questo è il motivo per cui ho studiato e continuo a studiare letteratura, provando a mantenermi aperto alle opere del passato e del presente. (Maria Ianniciello)

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