LIBERTÀ DI STAMPA: IL MODELLO È LA FINLANDIA

Fotolia.com

Siamo nell’era della comunicazione e dell’informazione globale. Le notizie viaggiano velocemente e liberamente su internet garantendo a tutti libertà di pensiero e di espressione e, soprattutto, fornendo un’informazione plurale, più completa e meno di parte.

Questa è la teoria. La pratica è molto diversa, soprattutto in Italia. Lo studio sulla libertà di stampa realizzato da Reporter senza frontiere (Rsf) piazza il nostro Paese al 57mo posto nel mondo, quattro posizioni più avanti rispetto allo scorso anno ma sempre dietro a nazioni che definiremmo del “terzo mondo” come Botswana e Niger. Dati per nulla incoraggianti che fanno riflettere, e non poco, sulla libertà di stampa penalizzata, secondo quanto riferisce l’associazione, dalla cattiva legislazione sull’informazione in Europa, «specialmente in Italia, dove la diffamazione deve essere ancora depenalizzata» e si fa un «pericoloso uso delle leggi bavaglio».

Italia sotto accusa, quindi, ma non è l’unico Paese perché, stando ai dati riportati dall’Rsf anche Grecia (84) e Ungheria (56) sono vittime di leggi che riducono la libertà di stampa e che stanno erodendo il modello europeo, da sempre sinonimo di pluralità e liberalità. È vero che tra i primi trenta posti della classifica troviamo 16 Paesi europei ma è pur vero che molti sono nella parte bassa della graduatoria e raggiungono appena la sufficienza. Per il terzo anno consecutivo, la Finlandia si è distinta come il Paese che più rispetta la libertà di informazione, seguita da Olanda e Norvegia. «Nonostante siano stati considerati molti criteri, che vanno dalle legislazioni in materia degli Stati alla violenza contro i giornalisti – scrive l’Rsf – i Paesi democratici occupano la testa della classifica, mentre quelli dittatoriali occupano le ultime tre posizioni. Questo triste primato va nuovamente agli stessi tre del 2012: Turkmenistan, Corea del Nord e Eritrea». Male anche Siria, Somalia, Iran, Cina, Vietnam, Cuba, Sudan e Yemen, che risultano tra i Paesi meno rispettosi della libertà di stampa tra i 179 presi in esame.

Ad ogni Paese analizzato è stato assegnato un punteggio da 0 a 100, dove lo zero che rappresenta una “situazione ideale”, in base a diverse variabili quali il pluralismo, l’indipendenza dei mezzi di comunicazione, i concetti di ambiente e di auto-censura, il quadro giuridico, la trasparenza e infine infrastrutture dell’informazione.

È evidente, visto il suo 57mo posto, che l’Italia non eccelle in molte di queste cose. Occorre allora una riforma, prima culturale e poi istituzionale, che garantisca che tutte voci sopra riportare siano rispettate, per somigliare un po’ in più ai Paesi del Nord Europa che tanto spesso prendiamo a modello di civiltà e libertà.

Piera Vincenti

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto