The Sinner, la prima stagione della serie tv convince ed appassiona

Se l’è guadagnate tutte le mie quattro stelle e mezzo la prima stagione di The Sinner, la fortunata serie tv che potete vedere su Netflix. In realtà io sono un po’ indietro con questa serie, ne avevo sentito parlare molto bene anche grazie ai riconoscimenti ricevuti, come le due nominations alla settantacinquesima edizione dei Golden Globes, ma ne ho sempre rimandato la visione. Probabilmente perché i gialli sono una passione molto recente e la prima stagione di The Sinner risale al 2017. A dir la verità, forse sono una giornalista culturale un po’ atipica perché seleziono solo le cose che mi incuriosiscono per davvero. Ho questa possibilità e non me la faccio sfuggire.

Ma torniamo alla serie. Nella prima stagione la protagonista o meglio la coprotagonista si chiama Cora (Jessica Biel) che è mamma e moglie. La macchina da presa si insinua nella vita di questa donna, ci accorgiamo subito che c’è qualcosa che non va, sembra alienata e sembra alienarsi anche quando dovrebbe o potrebbe essere felice.

 Un giorno, mentre sta tagliando un frutto a suo figlio sulla spiaggia, dopo aver fatto un bagno non proprio rilassante, Cora sente una canzone e nella sua mente scatta qualcosa. Di fronte a lei c’è un uomo che palpeggia una ragazza. La donna si lancia sull’uomo e con il coltello, che ha tra le mani, uccide il malcapitato come se fosse stata presa da un impulso primordiale. Cora finisce sotto custodia in attesa della sentenza.

La dinamica del delitto e le caratteristiche dell’assassina incuriosiscono il detective Harry Ambrose (Bill Pullman) che comincia ad indagare sulla donna mosso dalla convinzione che Cora Tannetti abbia ucciso a causa di un forte trauma psichico.

Ambrose, dunque, grazie a questo caso, trova il coraggio e la forza di affrontare i propri fantasmi interiori, quindi è come se attraverso Cora anche il detective risolvesse i propri tormenti.

La prima stagione di The Sinner è appassionante e ricca di sfumature. Con flashback estremamente convincenti la telecamera, forte di un montaggio ben realizzato, si addentra nella mente della coprotagonista dimostrando che il passato riesce a condizionare il presente. La macchina da presa diventa così uno strumento per andare oltre le apparenze, spingendosi sempre più in là, nei labirinti della psiche. Il carattere seriale, poi, dà a questo prodotto (un film non avrebbe reso così bene) appeal ed energia.

E… adesso non mi resta che avventurarmi nella seconda stagione. Ah dimenticavo! La storia di Cora Tannetti è tratta dal romanzo della scrittrice Petra Hammesfahr. La recensione è stata scritta da Maria Ianniciello

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto