La recensione di Polvere e gas, l’ep di Sara Velardo

Sara Velardo
Sara Velardo

Sara Velardo, nata e vissuta a Bagnara Calabra (RC), è una cantante e polistrumentista diplomata in teoria e solfeggio. Trasferitasi  a Lecco nel 2002, l’artista è già nota per aver conseguito il premio “Musica Contro le Mafie” e, dopo essersi esibita dal vivo in tutta Italia, la cantautrice sta per pubblicare un EP intitolato “Polvere e Gas”, atteso per il 28 gennaio 2014.

COPERTINA VERLADOCOPERTINA VERLADOCOPERTINA VERLADOCOPERTINA VERLADOLa vocalità intensa, peculiare, profonda eppure pulita e priva di sbavature di Sara è la chiave di lettura per sei brani ricchi di contenuti importanti: l’amore in tutte le sue forme, l’omofobia, l’attualità, la corruzione, l’omertà, la malavita, l’umanità. Il suo mondo ideale è libero dai pregiudizi e dalla discriminazione.

copertinaxnina (2)Sara Velardo canta e denuncia i patrimoni culturali che svaniscono e che si sciolgono nella title track “Polvere e gas”, elenca in maniera diretta i mali italiani che cacciano i giovani i quali, sempre più spesso, partono e non ritornano. La paura del diverso viene affrontata con lucida delicatezza in “Il mio amore immenso”, brano in cui il vocalizzo corale regala una sensazione di vicinanza tribale a chi è costretto a subire i soprusi di chi non accetta l’altro. “Solo seta” rappresenta, invece, l’espressione di una forte inquietudine interiore, la presa di coscienza e la consapevolezza che non basterà un profumo per ricomporre e materializzare il ricordo di un’immagine passata; è il momento di voltare pagina. Il sound della ballad intitolata “Ad occhi chiusi” è più solare, protagonista del brano è il tempo, un tempo che non è mai abbastanza e che scandisce, ossessivamente, le giornate di un individuo alienato da sé stesso. “Ospiti della tua testa” è la descrizione di una persona apparentemente piena di sé, tuttologa e tuttofare, che predica bene e razzola male mentre “’Ndrangheta” racchiude l’essenza di una denuncia importante che, quasi nella forma di filastrocca, lascia che sia proprio il dialetto calabrese a tracciare le linee che forse potranno finalmente unire dei puntini sospesi da fin troppo tempo.

 Raffaella Sbrescia

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