Facciascura, la recensione dell’album “Stile di vita”

Stile_di_Vita_Facciascura_COVER“Stile di vita” è il secondo album dei Facciascura, la band veronese composta da Carlo Cappiotti (voce), Francesco Cappiotti (chitarra elettrica e acustica, piano elettrico), Christian Meggiolaro (basso), Simone Marchioretti (batteria) e Philip Romano (chitarra elettrica). L’album si compone di undici tracce intrise di rabbiosa energia. Registrato da Luca Tacconi e prodotto da Andrea Viti, questo lavoro discografico veleggia grazie all’inchiostro della penna di Francesco Cappiotti e ad un sound che, attraverso un mix di grunge/stoner e ampi tratti hardcore, riesce a scardinare il muro del vecchio.
L’album vanta, inoltre, tre prestigiose collaborazioni: la prima è quella di Paolo Benvegnù nel brano sofisticatamente elettrico, intitolato “Uragano”. “New songs are no good” è, invece, il momento in cui Shawn Lee, polistrumentista e collaboratore di Jeff Buckley, congiunge e riunisce le sponde di due mondi sonori miscelando elementi di  grunge/stoner con venature di rythm and blues. La terza collaborazione è quella con il noto percussionista Alessandro “Pacho” Rossi che si è divertito a ridisegnare le percussioni dell’ unica cover presente nel disco ovvero la rivisitazione del brano dei Doors “Maggie M’Gill”.

Facciascura
Facciascura

I Facciascura piacciono perché nelle loro canzoni si usano spesso dei simboli e in questo modo riescono a parlare di temi importanti senza, tuttavia, essere facilmente classificabili. “Vj”, “Stile di vita” e anche “Alaska” tracciano un’idea molto precisa dei rapporti umani nell’epoca dell’apparenza: una coltre di ghiaccio tiene unite relazioni di facciata, pronte a sciogliersi in uno schiocco di dita. “L’amore è un’intercapedine, più ci fa soffrire, più ci avvicina”, cantano i Facciascura in “Intercapedine” mentre “la sensazione di essere al confine di qualcosa” in “Vuoi sapere perché non dormo più di notte?” evoca i demoni del nuovo millennio. L’originalissima carica di “Green Light” è la dose di energia più pura in tutto il disco, sebbene lo sparatissimo “mai” urlato a squarciagola in “L’anima è il gatto” rappresenta uno dei momenti più travolgenti: mai esitare nel “miagolare” al mondo la propria paura, d’altro canto ammettere di averne è già un modo per affermare la propria umanità.

Raffaella Sbrescia

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