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Chi m’ha visto: si ride con Favino e Fiorello: recensione

Chi m’ha visto è un film divertente che fa ridere con eleganza e che, con il suo retrogusto agrodolce, ci lascia un messaggio profondo. Guardando la pellicola, mi è venuta in mente l’immagine del caruso; ricordate quei ragazzini che lavoravano nelle zolfatare della Sicilia senza lasciare alcuna traccia di sé? Morivano giovani, per gli stenti e per le fatiche. Una volta un ragazzo di nome Ciaula uscì dalla miniera di zolfo e scoprì la Luna. Nato dalla penna di Luigi Pirandello, questo personaggio ha colpito la mia fantasia forse per pena o anche per tenerezza. Non so! Molto simile a un altro caruso, immaginato e descritto da Giovanni Verga (quel Rosso Malpelo smaliziato), Ciaula era un derelitto della società.

Oggi i carusi non esistono più per fortuna però sono stati sostituiti dai tanti emarginati che vivono ai bordi di periferia – rappresentati degnamente nel film Chi m’ha visto dalla prostituta (Mariela Garriga), immagine archetipica spesso presente nel cinema – e dai tanti giovani che, per vivere, si arrangiano come meglio possono arrivando alla soglia dei 50 anni con tanta arte e poca parte! Forse il richiamo ai carusi è troppo forte oppure poco calzante ma, se non vi sta bene, posso fare un nuovo parallelismo più in linea con la trama del film. Potrei fare l’esempio di Van Gogh riconosciuto grande artista solo dopo la morte. Allora, bisogna per forza morire o volatilizzarsi nel nulla per far parlare di sé?

Per il regista e gli sceneggiatori di Chi m’ha visto probabilmente sì. La macchina da presa di Alessandro Ponti, infatti, si muove in ambiente di cartapesta, dove contano solo l’apparenza e il successo, dove l’Arte, quella vera, ha poco valore. Il film, interamente ambientato nell’entroterra pugliese, segue le gesta di Martino Piccione, chitarrista di talento, interpretato da un più che convincente Beppe Fiorello. A fargli da spalla è Pierfrancesco Favino, attore versatile che passa dai toni comici a quelli drammatici con estrema facilità.

Chi m’ha visto

In Chi m’ha visto Favino dà il volto a un personaggio formidabile e ben costruito, una macchietta del nostro tempo che ci fa ridere a crepapelle. L’attore romano veste i panni di Peppino Quaglia, amico di vecchia data di Martino, il quale – non considerato per niente dalla Musica Italiana e dal pubblico (l’ultimo disco ha venduto pochissimo) nonostante il suo innegabile talento – dopo essere tornato al paese natio decide di sparire affinché la gente si accorga di lui tramite la Televisione portandolo così alla ribalta. Chi m’ha visto, dunque, affronta temi contemporanei lasciandoci, però, con un nuovo interrogativo: che cos’è il successo? Ed è veramente necessario inseguirlo ad ogni costo?

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Maria Ianniciello

Mi chiamo Maria Ianniciello. Il mio nome intero è però Ianniciello Maria Carmela ma per comodità mi firmo solo Maria. Sono iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania dal 2007, nell’elenco dei Pubblicisti. Laureata in Lettere (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti presso l’Università di Roma Tor Vergata, ho dedicato gli ultimi vent’anni della mia carriera allo studio dei nuovi e dei ‘vecchi’ Media. Nel 2008 ho fondato questo portale dove tuttora mi occupo di analisi del linguaggio cinematografico, televisivo ed editoriale (saggi, libri per bambini e romanzi). Ho lavorato per testate giornalistiche dell’Irpinia e del Sannio, curando anche uffici stampa. Nel 2018 mi sono diplomata in Naturopatia a indirizzo psicosomatico presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, diretto dal professor Raffaele Morelli. Ho conseguito poi il Master in Lettura del Corpo mediante la Psicosomatica nel 2019 con la dottoressa Maria Montalto. La conoscenza della Psicologia (disciplina a cui sto dedicando gran parte delle mie ricerche) mi permette di esaminare i nuovi e i vecchi Media con un approccio integrato e molto innovativo.

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