L’ARTE NELLA MODA

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In questo periodo sulla mia bocca, nelle mie orecchie, davanti agli occhi e nella mente è impresso un solo nome: Factory. Ecco miei cari signori oggi, come sempre nei miei articoli, voglio condividere con voi un passo importante della mia vita e della moda che mi sono imposto di rappresentare. La factory era la dimora degli artisti di cui il padrone ne offriva il salotto. Sto parlando della The Factory di Andy Warhol a New York City, una struttura nata tra il 1962 e il 1968, cge si trovava al quinto piano del 231 East 47th Street, a Midtown Manhattan. Una casa rimasta leggenda, data la frequenza di artisti come Bob Dylan, Lou Reed, Truman Capote e Mick Jagger. Insomma, parliamo di una casa arredata di diverse creatività che hanno dato come risultato l’Arte. A mio parere l’arte la possiedono tutti, però ci sono alcuni che cercano di completarsi mentre altri restano solo un ricordo di Gloria passata.

Uno dei pionieri, o come lo definisco io un genio della moda, che ha osato introdurre l’arte della pittura nella moda è stato Yves Saint Laurent . È proprio agli inizi degli anni ’60 che lo stilista concepì il suo successo introducendo, appunto, l’arte, riproducendola graficamente su tessuto stampando gli stessi tratti di Mondrian. Da qui due scelte di fare e rappresentare la Signora del Fashion: la prima sotto il profilo culturale e sociale, l’altra sotto il profilo estetico e tecnico. Nel primo caso, come accennato, il pioniere è YSL il quale anche, se ai tempi la silhouette non fu politicamente corretta, rimase comunque un genio che esaltò in modo rivoluzionario l’eleganza della donna, introducendo nella moda i Minidress. Nel secondo caso, invece, ci furono gli artisti che progettavano con le mani degli stilisti, i quali, anziché esaltare le forme femminili ne distorcevano i tagli. Coloro che sostengono il primato del concetto sulla forma ottengono il risultato voluto di una donna “scultura” funzionale, come una sorta di guscio cucito e modellato sulle forme e non per esse. Dal  mio punto di vista la moda è arte in quanto rappresentazione del nostro io invisibile.

Adoro l’idea di introdurre la quotidianità nel vestire una donna. Ecco, secondo me, la differenza tra gli stilisti si nota dal modo in cui ognuno veste la propria donna. Credo nei sarti, quelle persone che sanno che un abito non deve essere creato a serie da una macchina, ma che fa in modo che deve essere il capo ad adeguarsi al corpo e non viceversa. Le rotondità fanno femmina, per cui ogni donna deve vestirsi secondo le proprie curve, non quelle dettate da una macchina o da taglie standard, decise da coloro che della moda ci hanno fatto un marketing.

Crico

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