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Varsavia, 70 anni dalla rivolta del ghetto ebraico

Polen, Ghetto Warschau, Ghettopolizei, Bewohner
Bundesarchiv, Bild 101I-134-0766-05 Knobloch, Ludwig CC-BY-SA

In memoria dei 28 giorni di insurrezione del ghetto di Varsavia, la capitale polacca propone quattro settimane di celebrazioni, con tanto di conferenze, concerti, proiezioni di film e convegni. Il tutto in occasione dei settant’anni da quella rivolta che nel 1943 tentò di cambiare le sorti di coloro che la soluzione finale firmata da Himmler aveva già condannato a morte.

Era infatti esattamente il 19 aprile quando la ZOB, ossia l’Organizzazione dei Combattenti Ebrei, e la ZZW (Unione Militare Ebraica), nate entrambe nel ’42, diedero il via alla rivolta, lanciando un attacco alle forze tedesche occupanti e comandate dal generale Jürgen Stroop.

28 giorni in tutto, quindi, durante i quali i combattenti ebraici hanno disperatamente cercato di opporsi al loro destino. Loro, un migliaio di persone che si sono improvvisate soldati con le armi che sono riuscite a recuperare, poco hanno potuto fare contro l’esercito del Reich, che dopo un primo momento di incertezza ha tramutato questa rivolta in una progressiva e sempre più atroce repressione.

28 giorni, come detto, che hanno avuto fine con l’esplosione della Grande Sinagoga di Varsavia, atto simbolico compiuto dai nazisti proprio per decretare il termine della rivolta.

Oggi, a settant’anni da quelle quattro settimane che hanno per la prima volta visto un ghetto ribellarsi all’occupazione nazista, Varsavia intende coinvolgere cittadini, polacchi e turisti con un susseguirsi di eventi, sensibilizzandoli sul tema e tenendo vivo il ricordo degli ebrei che hanno provato a battersi per la loro salvezza.

La commemorazione ufficiale e solenne, in programma per venerdì 19 aprile, vedrà anche la presenza dei presidenti polacco e israeliano, rispettivamente Bronislaw Komorowski e Shimon Peres. Numerose, infine, anche le iniziative che sempre negli stessi giorni saranno organizzate in Israele, molte delle quali destinate alle nuove generazioni.

 

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Valentina Sala

Giornalista pubblicista. Tra i suoi campi di interesse soprattutto viaggi e cultura. Dopo una laurea di primo livello in Scienze della Comunicazione consegue la specialistica in Editoria con il massimo dei voti e con una tesi sul rapporto tra letterati e città, ricostruendo la Parigi di Émile Zola e la Vienna di Joseph Roth. Collabora con più giornali e riviste e affianca alla professione giornalistica quella di insegnante di Psicologia della Comunicazione. Tra le sue passioni i romanzi capaci di raccontare un luogo e un’epoca, i film di François Truffaut, il buon cibo, le città europee e, soprattutto, il viaggio inteso come modo per scoprire e confrontarsi con realtà diverse.

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