POLITICHE 2013, «ECCO IL FINALE DI PARTITA»

©hultimus - Fotolia.com
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Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 si avvicinano. In questi giorni lo scontro tra le coalizioni in campo si sta facendo ancor più intenso come accade sempre tra l’altro in campagna elettorale. Per inquadrare lo scenario attuale abbiamo intervistato chi ha fatto dell’analisi politica il suo lavoro: Gianfranco Pasquino, professore di European Studies al Bologna Center della Johns Hopkins University e Presidente della Società Italiana di Scienza Politica, autore di numerosi libri tra cui “Finale di partita. Il tramonto di una Repubblica”, edito da Egea. Nel suo libro Pasquino raccoglie gli editoriali scritti tra il 2009 e il 2012 per l’agenzia di stampa “Il Velino”, muovendosi fra le competenze di analista politico illuminato e spassionato, e le preferenze di cittadino preoccupato dal cattivo funzionamento del sistema politico.

Perché ha deciso di pubblicare questo libro in questo momento storico così delicato per l’Italia?

Il tentativo è di ricostruire quello che è successo in questi anni, cercando di capire – non soltanto facendo la cronaca degli eventi ma anche utilizzando una teoria di una certa politica – se questi avvenimenti hanno basi contingenti o strutturali. La mia risposta è che le fondamenta sono strutturali; cioè è iniziato un declino all’inizio degli anni Novanta che non si è arrestato e che nessuno è stato in grado di incanalare né nella costruzione di nuove Istituzioni, né nel dare vita a partiti che fossero sufficientemente in grado di ottenere il consenso dei cittadini e anche di svolgere un’opera di pedagogia, dando importanza alla complessità e alla dignità della politica. Questo è il tentativo di fondo, ricondotto con ironia e qualche volta con sarcasmo, sempre cercando di fornire informazioni utili per capire dove siamo e dove stiamo andando.

Dove stiamo andando?

Purtroppo, date le premesse, non possiamo andare molto avanti, cioè non si può sperare di risolvere tutto con una bacchetta magica, a prescindere dal risultato delle elezioni; anche se a vincerle sarà il centrosinistra, il quale è meglio attrezzato ad affrontare il problema delle Istituzioni e a costruire partiti che però sono conservatori e fanno resistenza invece di spingersi in termini nuovi, nei quali comunque dobbiamo entrate perché bene o male è cambiato il mondo.

La causa di questo declino può essere ricercata nella Prima Repubblica?

Sì, però è colpa degli attori che non hanno saputo rinnovare i loro partiti, soprattutto nella parte finale della Prima Repubblica.

Pasquino Finale di partitaQuanta importanza ha avuto la politica estera in tutto questo?

In realtà la politica estera (non mi riferisco alla politica economica) svolta dall’Italia nel resto del mondo ha avuto poca influenza. E’ stato un Paese passivo anche in Europa; un Paese che non avendo mai preso iniziative, non ha avuto nessun contraccolpo. In realtà non abbiamo mai avuto un grande ministro degli affari esteri, perché questa carica era ricoperta spesso da ex Presidenti del Consiglio che avevano perso il posto e che avevano interesse solo a tornare a essere influenti nella politica interna.

C’è un collegamento stretto tra il crollo della Prima Repubblica e la caduta del muro di Berlino. Quanto stretto?

Il collegamento è stretto per quanto riguarda le vicende del Partito Comunista Italiano che non aveva mai preso come modello le Socialdemocrazie dell’Europa Settentrionale e quindi, non avendo più dei punti di riferimento, gli ex comunisti non sapevano più cosa erano e cosa volevano diventare tanto che fino a oggi sono stati in grande difficoltà, che si evince  nell’incapacità di comunicare ai cittadini che tipo di partito è il PD.

E nel centrodestra?

Con il crollo del muro di Berlino e con la fine del Comunismo, la Democrazia Cristiana si è frammentata. Una parte degli esponenti della DC è confluita nel Popolo delle Libertà che non ha una sua strategia, non ha una sua visione. Non è un partito liberale né popolare. E quindi ci troviamo oggi con un partito di Sinistra che non è socialdemocratico, come accade negli altri Paesi Europei, con un partito di Destra che non è liberale. E questo incide molto sul funzionamento del sistema politico. Sia la destra, sia la sinistra faticano a essere moderne ed europee.

E Monti in tutto questo?

E’ un elemento di contraddizione, perché dice ai due più grandi partiti ciò che non sono; però al tempo stesso è anche lui in contraddizione, in quanto non sa scegliere e si trova in una posizione molto incerta.

Beppe Grillo cosa rappresenta in questo momento storico?

Rappresenta da un lato lo scontento che c’è nei confronti della politica tradizionale, dall’altro lato ha fatto alcune proposte che sono convincenti; bisogna certamente ritoccare il numero dei parlamentari e cambiare il sistema politico. Quello che non convince è il suo atteggiamento nei confronti dell’Europa e nei confronti della competenza dei suoi candidati. Lui non può credere che i suoi parlamentari, totalmente inesperti, possano fare un buon lavoro. Quindi sarà un elemento di complicazione della vita parlamentare.

Un pronostico sul futuro Presidente della Repubblica? Quali nomi circolano?

Si parla di Giuliano Amato, che è uomo competente, con un profilo europeo, di Pier Ferdinando Casini, che è uomo molto ambizioso, di Romano Prodi e di Mario Monti…

Perché Berlusconi ha deciso di candidarsi?

Perché non gli piace essere un perdente, ha molto tempo libero, la campagna elettorale lo diverte…

Maria Ianniciello

 

 

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