Mostra del Cinema di Venezia, la rivincita dei film italiani

Alla Mostra del Cinema di Venezia sono stati presentati tre film italiani che rappresentano il meglio del nostro cinema. Nella peggiore delle ipotesi, almeno uno porterà a casa qualche premio. Un trio formidabile quello formato da Saverio Costanzo, Mario Martone e Francesco Munzi che ha ravvivato il soporifero concorso veneziano con delle opere di grande valore che trattano temi universali come la depressione, la criminalità, la poesia, l’amore, la malattia e la morte. Francesco Munzi è stato il primo a muovere i passi nel concorso con le sue Anime Nere, film tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, del quale ha deciso di privilegiare la dimensione familiare. Protagonista del suo racconto è una famiglia dell’Aspromonte che oltre alla lotta con i clan nemici, implode generando una serie di risentimenti che porterà all’unica conclusione possibile: la morte. Liberandosi dei cliché che caratterizzano un certo cinema criminale da Il Padrino a Gomorra, Munzi realizza un piccolo film di genere che, alla maniera di Fratelli di Abel Ferrara, introduce un’attenta riflessione su quel nucleo familiare che come genera e nutre così uccide. Grandi applausi per lui, il suo cast (fatto quasi interamente da attori esordienti, a eccezione di Barbara Bobulova e Aurora Quattrocchi) e quel Mezzogiorno d’Italia sempre più disperato e abbandonato alle sue sorti.

Saverio Costanzo, dopo i promettenti esordi con Private e In Memoria di me, seguiti dall’affascinante La Solitudine dei Numeri Primi, si è lanciato in una storia attuale quanto delicata e sconvolgente. Hungry Hearts [Cuori Affamati] vede protagonisti Alba Rohrwacher e Adam Driver (l’adorabile Adam Sackler della serie Girls) che esteticamente sembrano fatti per stare insieme a causa dei visi pallidi, la pelle candida ed una naturale dolcezza. Costanzo prende spunto dalle pagine de Il Bambino Indaco di Marco Franzoso per raccontare l’amore tra Jude e Mina che daranno vita ad un bambino che sarà l’inizio di un incubo senza via d’uscita. Hungry Hearts è il racconto di una gravidanza malata, di una donna fragile e sommessa che non riesce a controllare il grande amore che nutre nei confronti del marito e del figlio, di un uomo alla disperata ricerca di mantenere a galla il proprio nucleo familiare. Il film uscirà solo a gennaio ma ha già suscitato non poche polemiche per la delicatezza del tema trattato. Hungry Hearts è una pietra preziosa, un viaggio emozionante, insopportabile per chi cerca ostinatamente di dare una spiegazione a tutto, compresa l’illogicità dell’arte e dei sentimenti. Da non perdere.

Ieri è stata invece la volta del terzo ed ultimo film italiano in concorso, ovvero Il Giovane Favoloso di Mario Martone, biopic dedicato a Giacomo Leopardi, interpretato da Elio Germano. Il film è stato accolto con grande entusiasmo anche dalla critica internazionale, grazie alla rivisitazione in chiave moderna del pessimismo cosmico leopardiano, una grande ricerca stilistica e delle ottime prove attoriali. Secondo altri, il film risulta eccessivo, troppo lungo (quasi 2 ore e mezza di durata) e a tratti particolarmente didattico. Inoltre, il film di Martone non azzarda mai, apparendo talvolta piatto e brillando poco per originalità. Per il resto, la Coppa Volpi (il premio per la migliore interpretazione maschile) dovrebbe già essere nelle mani di Elio Germano e non è detto che Martone non possa fare un pensierino sul Leone d’Oro.
Rosa Maiuccaro