Mi piaci perché sei così, la recensione dello spettacolo

Quante volte nella nostra vita avremmo voluto sentirci dire «mi piaci perché sei così». Magari è una frase che abbiamo anche pronunciato, ma la si pensava davvero? L’ultima commedia scritta e diretta da Gabriele Pignotta, dal titolo omonimo, parte proprio dalla messa in crisi di quest’espressione in un rapporto di coppia. Quando il sipario si apre, Monica (Vanessa Incontrada) e Marco (lo stesso Pignotta) sono a cospetto di un terapeuta che, però, non vediamo né sentiamo. Intuiamo il tutto dalle loro battute ed è in questa scena che una frase particolare rievoca un po’ il meccanismo alla “Sliding Doors”. Nel film di Peter Howitt, infatti, la vita di Helen (a cui dà il volto Gwyneth Paltrow) si divide in due momenti paralleli: la donna perde la metropolitana e, opzione due, la prende. Nella storia del cinema, il tema del destino è un leitmotiv, basti pensare anche al film del 1981 di Krzysztof Kieślowski, “Destino cieco”, in cui assistiamo a tre direzioni della vita prese dal protagonista Witek, il tutto per un incidente in una stazione ferroviaria. Spesso quando si vivono momenti di crisi o si è arrabbiati si pensa: “Ah se non ti avessi incontrato”. È proprio questa riflessione a dare il là per andar a ritroso nel tempo e al coup de foudre nella città dell’amore per eccellenza, Parigi e, a suo modo, viene citata l’immagine della metro di “Sliding Doors”. Monica e Marco trascorrono l’intera notte in giro per la capitale, un po’ come Jesse e Celine di “Prima dell’alba” (primo film della trilogia di Richard Linklater) anche se loro vagano per le strade di Vienna. Per questioni eminentemente drammaturgiche, didascalie come “Un anno dopo” ci aiutano a contestualizzare la storia temporalmente e per un attimo ci fanno ripensare anche allo spettacolo di Tony Laudadio con Enrico Ianniello, intitolato, appunto “Un anno dopo”.

mi-piaci-perche-sei-cosi

Ma la commedia “Mi piaci perché sei così” va avanti anche con sbalzi temporali più lunghi facendoci vivere, sempre con scene brevi, i momenti di vita quotidiana della coppia in cui l’atteggiamento di dare sempre più per scontato prende il sopravvento. Un elemento che amplifica il gioco delle parti e il registro utilizzato in questo testo è costituito dai vicini di casa, Francesca (Siddhartha Prestinari) e Stefano (Fabio Avaro), sposati da tredici anni, usurati dal rapporto e dal terrore di ferire l’altro dicendo che non lo si ama più. La scrittura di Pignotta sfrutta proprio questi aspetti, cavalcando il gioco degli equivoci e impiegando una delle frasi che spesso si usa nelle discussioni tra gli amanti: “Mettiti nei miei panni”. Ecco, Marco e Monica, effettivamente si porranno l’uno nella testa dell’altro, ma a voi scoprire come.

mi-piaci-perche-sei-cosi-recensione

Il duo Prestinari-Avaro, a tratti, ruba la scena – nel senso più positivo del termine – dettando i tempi comici. Pignotta, dal canto suo, si rivela un ottimo interprete in queste corde e la Incontrada lo segue e asseconda dignitosamente il partner di turno con cui si raffronta. Una chicca è la scena (Tiziana Liberotti) che richiama la professione del protagonista, fumettista, con colorati fondali disegnati e proiezioni, arricchiti da elementi d’arredo che si riferiscono a quel mondo. I dissidi tra i due nascono anche dal luogo comune per cui chi si occupa di arte non svolga una professione vera e propria e chi è dipendente in banca, invece, lavora. In “Mi piaci perché sei così” in effetti si vuole pure far il verso a certi stereotipi ancora dominanti nella nostra società 2.0. Il ritmo scorre abbastanza veloce verso l’epilogo, a parte qualche piccola battuta d’arresto. Attenzione a un apparente finale che, penserete, vorrebbe accontentarvi, ma restate seduti sulla poltrona e attendete la vera conclusione. Lo spettacolo è in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 20 marzo 2016.

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto