Marco Travaglio a teatro con “E`Stato la Mafia”, la recensione

La recensione di “E` Stato la Mafia”  con Marco Travaglio e Valentina Lodovini. Visto al Teatro Menotti di Milano l’8 novembre 2014, lo spettacolo proseguirà la tournée fino a marzo 2015 toccando il 5 dicembre Alessandria, il 12 dicembre Genova, il 16 gennaio 2015 Cascina (PI) e il 20 marzo Campobasso

Marco Travaglio Ci si chiede spesso cosa significhi trattativa Stato-mafia e forse soprattutto le giovani generazioni non sanno da cosa derivi quest’espressione e cosa ci sia dietro – sempre che esista qualcuno che lo sappia davvero. È stato la mafia di e con Marco Travaglio ha ripreso la sua tournée, aggiornandosi con nuovi dati alla mano, e con Valentina Lodovini al posto di Isabella Ferrari. All’attrice è affidato il compito di riportare idealmente in vita le voci di intellettuali e politici che non erano meramente profeti del nostro tempo (accezione spesso attribuita a Pier Paolo Pasolini), ma erano dentro i loro anni, riuscivano ad avere uno sguardo lucido e al contempo appassionato – e non è un ossimoro.

Sin dalla prima entrata in scena lo stile di Travaglio si palesa: l’ironia e la tragicomicità son pronte a entrare in campo per smascherare le contraddizioni dello Stato, del Quarto Potere, della Mafia, tutti e tre accomunati dalla stessa sostanza: gli uomini.

Il vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” ci sottolinea come la sospensione delle stragi sia coincisa con la nascita di Forza Italia e, con documenti alla mano, cerca di argomentare l’ipotesi di connessione tra i due fatti storici. Questa stessa idea emergeva a gran forza nell’ultimo film di Sabina Guzzanti, “La trattativa”, presentato Fuori Concorso alla Settantunesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

travaglio e lodovini

Non spetta a noi prendere una posizione in tal senso, sia Travaglio che la Guzzanti, ognuno con il proprio modo di far i giornalisti, sostengono tesi partendo da una verità fattuale. Quello che possiam fare noi è porci/porvi delle domande e tra queste, ci chiediamo innanzitutto: a fronte di fiumi di libri sulla trattativa Stato-mafia, a cosa serve parlarne in teatro e al cinema? Si potrebbe dire che questo argomento invade ormai i programmi tv e che non ci sia bisogno di toccare altri settori dell’arte; invece, assistendo alla proiezione del film o alla rappresentazione dello spettacolo, si avverte l’urgenza della gente di ascoltare ciò che condiziona la nostra contemporaneità, anche se, magari, alcune informazioni sono già note.

Forse sono proprio questi canali artistici che potrebbero arrivare più facilmente al pubblico e, in particolare, ai giovani perché, non neghiamocelo, libri voluminosi sull’argomento allontanano e attraggono solo chi ne è appassionato.

È stato la mafia ripercorre l’origine della trattativa e ci fa arrivare a percepire quel sentore avvertito da Paolo Borsellino dopo la strage di Capaci, offuscato dalla sua impossibilità a essere determinante perché morto ammazzato. Ora Falcone e Borsellino sono quasi immolati; molti uomini di Stato corrono a intitolare strade, piazze e a commemorarli nei rispettivi anniversari, ma quali e quanti uomini degli avamposti dello Stato c’erano e ci sono dietro tutto questo? Ci rendiamo effettivamente conto di cosa significhi che lo Stato tratti con la Mafia? Quanto questo ci esponga a una situazione di ricattabilità?

locandina è stato la mafia

Travaglio oltre a traghettarci attraverso date e avvenimenti, sceglie di leggerci estratti delle telefonate depositate dai magistrati – e dunque pubbliche, le commenta, associando persone e fatti che nel gomitolo della matassa avevamo incontrato anche anni prima, ma i nodi tornano al pettine, anche rispetto a personaggi impensabili (o almeno dovrebbe essere così).

E` Stato la MafiaAd accompagnare un flusso in piena della nostra storia, intervallato dalla Lodovini, ci pensano le musiche eseguite dal vivo da Valentino Corvino, molto bravo nell’elettroacustica con cui riproduce ed evoca suoni, che ci risultano sinistri anche per tutto ciò che significano. La regia di Stefania De Santis si mette completamente a servizio di un uomo-giornalista, che – al di là del risultare simpatico o antipatico ad alcuni in base al proprio orientamento politico – racconta ciò che è accaduto fino ai giorni nostri (compreso l’ultimo aggiornamento: la deposizione del 28 ottobre 2014 del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano). Non si vuole puntare il dito, tanto più solo contro destra o solo contro sinistra, ma provare a prendere consapevolezza della storia che ci riguarda più direttamente attraverso quel rito collettivo che è il teatro.

Forse le circa tre ore di durata presentano qualche lungaggine, ma visti i tanti anni attraversati, non era senz’altro semplice sintetizzarli con la “pretesa” di avere un ritmo del racconto sempre alto.

Maria Lucia Tangorra

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