MALALA DAY E UNA PETIZIONE PER IL NOBEL

Malala

Ha solo 15 anni Malala, la ragazzina coraggiosa che ha osato sfidare i talebani e per questo da oltre un mese è ricoverata in un ospedale di Birmingham, in Inghilterra. Il 9 ottobre scorso, degli uomini armati sono saliti sul bus che portava la ragazza a casa dopo la scuola, l’hanno individuata e le hanno sparato un colpo alla testa, ferendo anche due compagne. Un miracolo che sia sopravvissuta, un monito per la comunità internazionale a non dimenticare, a far propria la lotta di Malala in difesa delle donne e del diritto all’istruzione.

Sì, perché l’unica colpa della ragazzina pakistana è stata quella di tenere un blog, inizialmente in forma anonima, sulla BBC in cui raccontava la sua vita nella provincia di Swat, in Pakistan, al confine con l’Afghanistan. Una vita che stava stretta a Malala, così come a tante altre ragazze della sua età, a cui viene impedito di studiare dallo strapotere talebano. Il coraggio di Malala è stato quello di denunciare pubblicamente, invocando il diritto all’istruzione per se stessa e per tutte quelle miglia di donne che oggi sono bambine e domani diventano spose, senza vivere la loro adolescenza, senza la libertà di operare scelte per la propria vita.

Oggi Malala sta meglio, come testimonia un video diffuso su internet in cui la ragazzina appare seduta, circondata da libri e dall’affetto del padre, che ringrazia quanti hanno sostenuto sua figlia e le hanno permesso di curarsi e continuare a vivere. Un ringraziamento anche a quanti si battono in difesa dei diritti negati alle donne, come l’istruzione.

E, intanto, si invoca il Nobel per la Pace per la giovane, coraggiosa pakistana che ha rischiato la propria vita in nome della libertà allo studio. Centinaia di firme sono piovute sulla petizione lanciata da Shahida Choudhary, una donna di origini pachistane che ha invitato il primo ministro britannico David Cameron, il ministro degli Esteri William Hague e i leader del partito liberaldemocratico e laburista, a sostenere la candidatura di Malala Yousafzai dinanzi alla commissione per il Nobel. «Malala non rappresenta soltanto una giovane donna, ma tutte quelle alle quali viene negata un’istruzione sulla base del loro genere», scrive Choudhari. Campagne simili sono nate anche in Francia, in Germania e in Canada ma molto bisognerà fare ancora per garantire a tutti e a tutte il diritto all’istruzione.

Piera Vincenti

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