L’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht, la recensione

Un esilarante spettacolo corale tra jazz, cabaret e orchestra dal vivo, allestito al Teatro Dehon di Bologna da venerdì 14 a domenica 16 novembre

 

L'opera da tre soldiGiulio Pizzirani, attore e regista bolognese, non ha dubbi: se si vuole rappresentare l’ “irrappresentabile” non ci si può che appellare a Giorgio Strehler e alla sua teoria riferita alla pièce di Bertolt Brecht che “appare gastronomica per essere anti-gastronomica”. “L’Opera da tre soldi”, scritta dal drammaturgo tedesco nel 1928 su musiche di Kurt Weill e ispirata al “Beggar’s Opera” di John Gay, infarcisce scena e scrittura di mille succulente portate a misura di sopraffino gourmet, tra musica dal vivo, cabaret e jazz. Tuttavia, la sua polifonica e multiforme rappresentazione non appena accenna a divertire, crea il tragico smascheramento, sovverte la risata fragorosa in amara riflessione, il ritmo frizzante in mesto requiem da patibolo, l’apparente sobrietà in ricercati barocchismi. Corrosiva satira sociale che Pizzirani, con lucidità d’intenti e piena lungimiranza, traspone dall’età vittoriana agli anni Trenta del Novecento, lasciando che sia ancora il realismo brechtiano a risaltare sulla scena rilucente di costumi sfarzosi e scenografie virtuali. Mirabile connubio tra antico e moderno che attualizza e rende universale il messaggio politico sulla crisi dell’individuo e della società costituita. Tra mendicanti e imbonitori, padri padroni e prostitute, la pièce, allestita al teatro Dehon di Bologna e portata in scena dai 22 membri della compagnia, è un vero e proprio manifesto politico collettivo camuffato, a sprazzi, da divertissement macchiettistico. L’intento è chiaro e rispecchia una delle massime brechtiane: “L’ironia è l’unico modo per dire la verità”. Ma la verità su cosa?

L'opera da tre soldi, recensioneLa storia è ambientata nei ruggenti anni Trenta del Novecento che, per stile affine, gusto parodistico e ironia grottesca, sembrano modulati sull’“età del jazz” di Scott Fitzgerald. Nel fitto sottobosco londinese il popolare furfante Mackie Messer sposa Polly, figlia del signor Peachum, noto capo di ogni mendicante di Londra. Contrariato dall’infelice unione decide di far impiccare il criminale, ma deve fare i conti col suo amico e alleato di Scotland Yard, Tiger Brown. Dopo una serie di avventurose traversie, Peachum riesce a farlo condannare a morte, ma un messo regale comparso improvvisamente a cavallo non solo salva la vita al disertore, ma gli comunica anche la sua elezione a baronetto. L’happy end è servito. Nella versione di Giulio Pizzirani, la “quarta parete” che Brecht rompe per operare lo straniamento, viene realizzata e “sfondata” grazie a scenografie virtuali che ricreano le lerce prigioni, gli ambienti spogli e ad immagini didascaliche che avvicinano, già dalle prime rappresentazioni dell’opera, il pubblico alle vicende narrate. Lo show è realizzato attraverso una sapiente unità dialettica dei contrari che risalta in una scrittura morbida nel cantato e tagliente nelle caustiche sfumature dialogiche. Semplice e complessa, divertente e angosciante, comica e tragica, la rappresentazione teatrale, anziché riprendere a mo di scherno il melodramma italiano come nella versione di Gay, crea un fresco valzer in cui le partiture jazz si armonizzano al cabaret dei personaggi, spesso caricaturali, e le linee melodiche dei brani accarezzano il passo a due dei ballerini. Affiatato e sempre in sintonia il cast in cui spiccano il regista Giulio Pizzirani che interpreta mister Peachum, boss degli accattoni, Alessandro Ferrari nei panni “sporchi” del bandito Mackie Messer, Alessia De Pasquale in quelli frivoli della signorina Peachum, Sandra Cavallini e Aldo Sassi, rispettivamente miss Peachum e Tiger Brown, capo di Scotland Yard. Uno spettacolo che unisce la potenza drammaturgica della parola brechtiana in un mondo corrotto dominato da antieroi, agli esilaranti lazzi del musical divertente e divertito. Gli sfondi ad animazione tridimensionale sono realizzati da Luca-Saraz Budini, la parte musicale dal vivo è curata da Roberto Manuzzi.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Vincenzo Palermo

 

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