Mi rifaccio vivo, Sergio Rubini: apriamoci agli altri

Sergio Rubini in una foto di qualche tempo fa
Sergio Rubini in una foto di qualche tempo fa

Ama definirlo un film sulla pacificazione ed anche se girato un anno e mezzo fa, il nuovo lavoro di Sergio Rubini è diventato più che mai attuale, addirittura precursore dei tempi, alla luce dei risvolti politici delle ultime settimane. L’undicesimo film del regista pugliese nelle sale già da alcuni giorni, segna un vero ritorno alla commedia ed un netto cambio di rotta rispetto al precedente “L’uomo nero”.

Ma come nasce l’idea di “Mi rifaccio vivo”?

Volevo raccontare una storia di riconciliazione. Credo sia giunto il momento di fermare i conflitti e di recente ho fatto una battuta dicendo che questo film è anche in linea con il governissimo ma credo che in generale sia arrivato il momento di arrendersi al pensiero che il nemico va conosciuto bene. In sostanza bisogna aprirsi agli altri anche perchè dietro un potenziale antagonista può invece nascondersi un amico”.

Dunque non sempre l’erba del vicino è sempre più verde…

Ci sembra più bella finchè non viviamo a casa del vicino. Se proviamo a farlo, possiamo scoprire che lui è umano come noi e visto alla luce delle sue debolezze, diventa anche una persona simpatica.

I personaggi del cast come sono venuti fuori?

Li ho pensati a monte, li ho coinvolti e ho scritto la storia immaginando di averli già dentro questo mio lavoro.

Sergio Rubini tempo fa con Riccardo Scamarcio
Sergio Rubini tempo fa con Riccardo Scamarcio

Da quale attore è partito?

Da Emilio Solfrizzi, conosco l’altra sua faccia e sapevo di alcune sue qualità come ad esempio la capacità di cadere, di inciampare, di sbattere il grugno come i comici di una volta che erano degli ottimi cascatori. Poi sono andato a trovare l’antagonista e così sono arrivato a Neri Marcorè e a Lillo. Anche per le attrici sono partito da un’idea molto chiara scegliendo dei ruoli particolari, nevrotici così ho puntato l’attenzione su Margherita Buy e Valentina Cervi. A questo tipo di femminilità volevo contrapporre una personalità più leggera e compiuta e quindi ho scelto Vanessa Incontrada, mi sembrava l’attrice più indicata.

Non sarà stato facile guidare sul set tanti comici…

Loro solitamente vengono visti come personaggi particolari, preoccupati solo delle loro battute che magari cercano di rubarsi la scena. In realtà sono stato fortunato perchè ho avuto comici generosi capaci di fare squadra e di sostenermi anche nei momenti più complessi.

Quando avete pensato anche alla componente fantastica, necessaria per dirimere i conflitti?

Direi da subito. Tutto è nato dall’idea di raccontare la seconda possibilità. Il cinema ha il compito di parlare della realtà utilizzando metafore a volte fantastiche, di far vedere ciò che sfugge allo sguardo, perchè la vita reale è già racontata dalla tv.

Non vogliamo togliere interesse agli spettatori ma cosa ci dice del finale del film?

Sicuramente un film con lieto fine è meno voyeuristico ma nel contempo contiene l’indicazione di una strada, la suggerisce. Diciamo che in fondo è un atto di coraggio.

Emilio Buttaro

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