IL DOPO ELEZIONI TRA PASSATO E PRESENTE

©lamio - Fotolia.com
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Il Partito Democratico, tramite il suo leader, ieri si è affidato al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprimendo la voglia di portare a casa il risultato sperato, cioè la nascita di un Governo che possa realizzare gli otto punti elencati ieri dal segretario Pierluigi Bersani. Nove ore di relazioni, attraverso le quali la classe dirigente del PD, formata da diverse correnti politiche figlie però di una stessa forma mentis, si è confrontata. Intanto, mentre il PD chiude le porte al PDL, Beppe Grillo paragona i democratici al partito di Silvio Berlusconi. L’alleanza con il Movimento 5Stelle sembra allo stato delle cose impossibile. Abbiamo, dunque, esaminato l’attuale quadro politico italiano con Marco Gervasoni, docente di Storia Contemporanea all’Università del Molise e autore del libro, insieme a Simona Colarizi, “La tela di Penelope” (La Terza).

«La situazione purtroppo è senza via d’uscita – afferma Gervasoni -, perché non esiste più il bipolarismo e si sono costituiti tre blocchi che non vogliono allearsi per formare il Governo. Al momento l’unica soluzione possibile sembra essere un esecutivo dei tecnici, guidato forse come si diceva qualche giorno fa da un ministro del Governo Monti». Gli italiani hanno votato con la pancia, lasciando trapelare dal voto le loro emozioni, probabilmente per opporsi, come hanno scritto i giornali esteri, in primis il New York Times, alla politica di austerity messa in atto dall’esecutivo uscente.

«L’austerità ha indebolito il Paese, tanto che a farne le spese è stato soprattutto Mario Monti che ha seguito la linea europea, voluta non solo dalla Merkel ma anche da Hollande», spiega Gervasoni, che illustra inoltre i motivi per cui il Partito Democratico non ha ottenuto dalle Politiche del 24 e 25 febbraio il risultato sperato: «L’alleanza di centrosinistra non ha mai preso così pochi voti – precisa -. Il fallimento ha molte cause; da un lato si è sottodimensionato il fenomeno Grillo e dall’altro non è stata fatta una vera campagna elettorale, poiché Bersani non ha proposto sostanzialmente nulla pensando di avere il Paese con sé. Questo errore fu commesso anche nel 1994 e nel 1996; alla base c’è un’evidente difficoltà del PD di capire il Paese – continua Gervasoni -. E questo limite non è legato all’età anagrafica dei dirigenti. La segreteria di Bersani è composta anche da persone giovani anagraficamente, ma l’età non coincide con la giovinezza culturale, perché molti di questi dirigenti sono legati a una cultura politica morta che è quella del PCI degli anni Ottanta. Una cultura politica i cui padri sono Berlinguer e Ingrao». Gervasoni continua affermando che «il PD si è presentato ancora una volta con persone garantite» e che «quasi tutto l’apparato del partito si è schierato contro Renzi, il quale aveva commesso l’errore di impostare tutta la sua campagna sulla rottamazione».

Per quanto riguarda invece il risultato di Silvio Berlusconi, Gervasoni precisa che «Il PDL ha perso 6milioni di voti; lo stesso numero che perse la DC nel 1992». Tuttavia, «quella che in un altro contesto sarebbe apparsa come una sconfitta, è sembrato un vero trionfo, poiché Silvio Berlusconi era stato dato per “morto” politicamente».

E per quanto riguarda il futuro, Gervasoni sottolinea che «la Seconda Repubblica è finita, ma adesso c’è da essere abbastanza pessimisti, perché se le riforme non sono state fatte quando c’era un comune denominatore è difficile pensare che si possano fare adesso».

Maria Ianniciello

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