L’IRONIA DI DIO

I miracoli non sono avvenimenti straordinari che cambiano l’ordine della natura, non sono malati che improvvisamente guariscono e neppure paralitici che tornano a camminare. Nemmeno a Lourdes. I veri miracoli sono quelli del cuore, piccoli segni spesso “casuali” ma forse inseriti in un disegno più grande, volto al bene e alla realizzazione della persona che li riceve.

Parte da questo assunto L’ironia di Dio, quasi un romanzo (a cura di Giuseppe Brugnoli – Angelo Colla Editore, pp. 182, Euro 16,00), libro che racconta del pellegrinaggio alla grotta di Massabielle di un anonimo professore universitario, né credente né miscredente, che si reca a Lourdes con l’unico scopo di dimostrare che i miracoli non esistono. Alla fine del percorso umano e spirituale che lo coinvolgerà, dovrà ricredersi e ammettere che i veri eventi prodigiosi non sono quelli che sconvolgono le leggi naturali ma quelli che spingono le persone a cambiare vita.

Dopo la morte della madre, unico legame affettivo stabile, il protagonista del romanzo, di cui non conosceremo mai il nome, si lascia convincere dal suo vecchio insegnante di religione al liceo, ora divenuto vescovo, ad intraprendere il pellegrinaggio. Solo e insoddisfatto della propria esistenza, l’uomo accetta e si imbarca sul treno per la Francia in qualità di barelliere insieme ad altre sei persone. La settima assegnata al suo scompartimento non si presenterà. Ognuno si reca a Lourdes in cerca del proprio miracolo, portando con sé le angosce e le inquietudini della vita. Ognuno, alla fine del percorso, otterrà quanto richiesto anche se ci sarà un prezzo da pagare.

Il protagonista vivrà il pellegrinaggio e il resto della sua vita sospeso tra lo scetticismo e il desiderio di riscoprire la fede che, al pari del miracolo, non ha la forza di una tempesta o di un terremoto, ma somiglia a un venticello leggero, appena percettibile, in grado di dare sollievo anche nelle giornate più afose.

I miracoli avvenuti a Lourdes non saranno immediatamente visibili ma si manifesteranno con il tempo. Il protagonista ne verrà a conoscenza al matrimonio di uno dei suoi compagni di viaggio e, proprio quando comincerà a pensare di essere l’unico a non aver ricevuto segni, vedrà il piccolo miracolo anche nella sua vita, che cambierà radicalmente e diventerà ricca di quell’amore e quel senso di appartenenza e soddisfazione che gli erano mancati in precedenza.

Il libro si chiude con la stessa considerazione con la quale si era aperto ma questa volta, alla luce dell’esperienza, il protagonista comprende che i piccoli miracoli, quelli assimilabili al “caso”, non sono altro che il frutto dell’ironia di Dio che agisce nei piccoli fatti della quotidianità, quell’ironia che è «il guizzo di un’intelligenza superiore che affronta il problema e lo risolve da un angolo mai neppure intravisto prima, e che in qualche modo si diverte a scompaginare e rovesciare i termini della discussione, lasciando tutto apparentemente intatto in superficie, ma profondamente mutato la suo interno, anche se nulla sembra aver influito sul corso degli avvenimenti, che si susseguono secondo una logica apparentemente casuale che noi usiamo chiamare destino».

Piera Vincenti

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