CAST D’ECCEZIONE PER IL TARTUFO DI MOLIÈRE

Foto: teatropariolipeppinodefilippo.it

Al Teatro Parioli Peppino De Filippo di Roma, da martedi 11 a domenica  21 dicembre 2012, andrà in scena il Tartufo di Molière per la regia di Giovanni Anfuso con Franco Oppini, Corinne Clery, Domenico Pantano. Un’opera che dalla prima rappresentazione ha avuto un successo senza precedenti. Molta acqua è passata sotto i ponti da allora, ed è ovvio che la commedia di Molière oggi si trascrive da sé in un’altra chiave e si carica di nuovo del più profondo significato.

«Solo Molière, lo scrittore che era riuscito a mettere in ridicolo il formalismo di una cultura pretenziosa e barocca – scrive il regista – poteva smascherare la nauseante ipocrisia del costume clericale. Ma si trattò di combattere una vera lunga guerra, che, iniziata il 12 maggio 1664, data della prima messa in scena, della sagace satira sul tema dell’ipocrisia, fu conclusa il 5 Febbraio ’69, quando il Re volle dare un segno di magnanima onnipotenza, concedendo il permesso di rappresentazione.
In realtà quella guerra non ebbe mai fine poiché i tanti “galantuomini”, con in testa la Regina madre e l’Arcivescovo di Parigi, formarono una imponente coalizione contro Molière. Non gli perdonarono l’indignazione e la sorpresa per tanto ardimento. E neanche la morte dello stesso autore placò le polemiche, se si considera che  ci volle l’intervento del Re per farlo seppellire, di notte e senza corteo funebre, in terra consacrata.
L’opera ebbe decine di repliche: un successo senza precedenti. E Molière si disobbligava sciogliendo nell’ultimo atto un inno al Re Sole, arbitro sommo e moderato regolatore di tutti gli eventi, anche quelli della famiglia di Orgone, vittima delle furfanterie del Tartufo.
Molta acqua è passata sotto i ponti da allora, ed è ovvio che la commedia di Molière oggi si trascrive da sé in un’altra chiave. Ogni volta che gli ipocriti parlano di Cielo e sublimano in un principio di autorità e infallibilità tutto ciò che deve rimanere nell’ambito umano, sotto il controllo della critica e della ragione, questa commedia si carica di nuovo del più profondo significato. Per smascherare i Tartufi e liberare i loro succubi dovunque l’incontriamo, la nostra coscienza democratica non può aspettare che un principe illuminato venga a recidere i nodi fraudolenti o fugare le tenebre dell’impostura. Da quando il principio della sovranità popolare ha sostituito la monarchia di diritto divino, la discrezione, la capacità di vedere giusto, di non lasciarsi sorprendere in buona fede, la razionale fermezza nel rifiutare ogni estremismo non sono più appannaggio dei monarchi.
Al mito del Re Sole si va sostituendo la realtà di una luce equamente diffusa in tutte le coscienze degli uomini liberi. I quali per definizione sono coloro che non si lasciano tartufare».

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