Intervista a Daniela Poggi: «Io, mia madre e l’Alzheimer»

Daniela Poggi
©danielapoggi.it

Ci sono decisioni che ti cambiano la vita. Scelte all’apparenza rischiose che, se fatte con consapevolezza, possono dare un nuovo significato alla nostra esistenza. “Io, Madre di mia madre” è un monologo intenso e commovente, scritto dall’attrice e regista Daniela Poggi, che ha voluto, attraverso il teatro, raccontare il proprio percorso di cura della madre, malata di Alzheimer. Amante della natura, animalista, vegetariana e Ambasciatrice Unicef, Daniela Poggi ha cominciato a muovere i primi passi nel mondo della recitazione da adolescente quando era in collegio. «Mi piace entrare nella vita di altre persone. Recitare mi consente di fare un viaggio straordinario in me stessa», mi dice durante una conversazione telefonica che mi permette di conoscere un po’ di più non solo dell’artista ma anche della donna affrontando diversi argomenti da prospettive differenti. Per esempio, per Daniela, la cultura «è il diritto alla conoscenza, alla crescita, alla formazione e al sapere». Inoltre, essa «è rispetto degli altri e dell’ambiente, è saper vivere adeguandosi ai momenti difficili». Perciò, mi dice, «è un investimento più redditizio di quello che ci vogliono far credere». Daniela Poggi, che nel 2000 ha condotto Chi l’ha visto?, è stata il volto di molte donne, come la cattiva Cristina Ansaldi di Incantesimo, un personaggio che le ha dato tanta popolarità. Molti anche i progetti in itinere. «A breve uscirà la commedia “Basta poco”, in cui interpreto una vedova solare, la quale incontra un signore che la fa ridere e che le dona la voglia di ricominciare a sperare. Poi, ho girato un film sull’ebola e sto leggendo alcuni testi teatrali perché voglio riprendere dal prossimo anno il Teatro da tournée», annuncia. Le abbiamo posto alcune domande su “Io, Madre di mia madre” per saperne di più sul recital che certo non ci lascia indifferenti perché pone l’attenzione sull’Alzheimer, che in Italia coinvolge milioni di persone, tra pazienti e familiari, sulla quale si dice sempre troppo poco.

©Marinetta Saglio
©Marinetta Saglio

Perché ha scelto la via del teatro per dare voce alla Sua esperienza?

Il rapporto tra genitori e figli è completamente stravolto dalla malattia. I figli diventano genitori dei loro genitori e ho voluto affrontare quest’aspetto dell’Alzheimer come artista, in base al mio vissuto. Si tratta di una patologia devastante che fa decadere le certezze dei familiari dei malati.

Cosa le ha dato la motivazione per andare avanti?

Sicuramente la fede mi ha dato la forza necessaria per affrontare quel periodo di difficoltà. Ho capito che nel momento in cui ti stai perdendo e sembra non ci siano più speranze, improvvisamente si accende una luce. Le situazioni in realtà si risolvono da sole con naturalezza senza eccessive forzature. Ho visto anche l’altra faccia della medaglia. Proprio quando le cose diventavano più complesse, lei mi sorrideva e mi accarezzava. Non è facile accettare l’idea che un corpo di una donna di oltre ottant’anni sia come quello di una bimba di due ma è così. Mia madre era diventata una bambina con un grande bisogno d’amore.

Poggi DanielaChe cosa le ha lasciato quell’esperienza?

Non mi sarei mai immaginata di ritrovarmi figlia unica e orfana di padre a gestire la vita di mia madre che era sempre stata una donna molto austera, determinata ed esigente nei miei confronti, con la quale avevo avuto un rapporto conflittuale nella mia adolescenza e giovinezza. E` stata un’esperienza molto forte e intensa. Ho imparato ad amare senza aspettarmi qualcosa in cambio. Inconsciamente, mia madre mi ha trasmesso molto; si sentiva protetta e in cuor suo aveva capito che non l’avrei mai allontanata da casa, lasciandola in un posto qualunque. Ha esalato l’ultimo respiro tra le mie braccia.

Un consiglio alle famiglie dei malati?

Il malato di Alzheimer deve stare nel suo ambiente con le proprie cose, perché non ha memoria di spazio, di tempo e di luogo. E` inoltre importante non isolare la persona, facendola divertire magari con la musica e coccolandola molto, e trovare il medico giusto che prescriva le medicine adatte, cioè quei farmaci che vadano a sedare la tendenza all’aggressività però con equilibrio.

Maria Ianniciello

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