LA SCUOLA E LA SOCIETA` DEGLI ACCODATI

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Dopo la lettera inviata da una nostra lettrice che ha scritto sul TFA, nascono spontanee alcune considerazioni sul nostro sistema scolastico e più in generale sull’ “ufficio di collocamento” dell’Impresa Italia rappresentato adeguatamente dal cosiddetto “posto pubblico” che – come si sente spesso dire – ti sistema per la vita. In attesa della morte. Aggiungo io. Cosa vuol dire sistemarsi a vita? Prendere uno stipendio sicuro e aspettare le ferie annuali che durano tre mesi? E per le donne magari poter godere di tutti i diritti, protraendo la maternità oltre il limite previsto dalla legge?

Una premessa occorre a questo punto farla per non correre il rischio di essere fraintesi: rispettiamo tutti coloro che non amano il rischio e che magari si sentono più a loro agio nel ruolo di dipendenti pubblici che hanno comunque un’importante funzione, cioè quella di dare servizi e nel caso degli insegnanti formare uomini e donne migliori che si impegnano per una società meritocratica fondata sui principi della Costituzione Italiana.

Quindi, non ci sarà mai crescita se i docenti non faranno il loro dovere continuando invece, insieme ai genitori e alla classe politica, a far crescere un popolo di accodati, di ricattabili, di nulla facenti, i cui insuccessi avvantaggiano solo i politici e nessun altro!

E veniamo al TFA: è lapalissiano che maggiore è la richiesta e più si innesca il cosiddetto ricatto della politica, scatenando il meccanismo della raccomandazione. Più ci sono poveri, più una parte della società si rafforza. I raccomandati si trasformano in voti, tanti voti. Perciò, se ognuno cominciasse a fare da sé, senza cedere a tentazioni alcune, le cose potrebbero finalmente cambiare. Ma nel momento in cui diciamo «Lo fanno tutti, quindi se ho l’occasione ne approfitto anche io» danneggiamo noi stessi, trasformandoci in eterni schiavi di chi ci ha fatto il favore e creando forti disagi a coloro che hanno maggiori capacità in quel settore. Dobbiamo cominciare a impegnarci nel nostro lavoro, senza voler invadere i campi altrui; perché c’è spazio per tutti… E’ dunque necessario migliorarsi per contribuire alla crescita collettiva. Perché il mio sviluppo è il vostro sviluppo, che si realizza solo attraverso la passione autentica!

La rincorsa al posto pubblico ha ucciso una Nazione che può risollevarsi se solo volesse…

Lo so, per molti di voi si tratta solo di belle parole messe su carta e poi riportate sul monitor che però non potranno mai concretizzarsi.

Eppure sono proprio le parole che costruiscono i pensieri da cui nascono le azioni. Ripetiamo quindi a noi stessi: Io posso, io posso… E il cambiamento sarà possibile nelle piccole come nelle grandi cose. Non aspettiamo sempre che siano gli altri a fare il primo passo ma cominciano noi, nel nostro ambiente familiare e lavorativo, a percorrere il sentiero verso un Paese migliore!

Maria Ianniciello

 

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