Allacciate le cinture, la recensione del film di Ozpetek

Nel film, con Kasia Smutniak e Francesco Arca, l’amore visto da Ferzan Ozpetek. La pellicola è nelle sale cinematografiche italiane dal 6 marzo 2013. 

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Nella vita, a volte, avvertiamo un bisogno, quasi compulsivo, che ci costringe a guardarci indietro e intorno. E allora sentiamo forte la necessità di allacciarci le cinture, perché è arrivata una turbolenza, un ciclone, una scossa o un semplice temporale estivo. Solo in quel preciso istante capiamo che due sono le alternative: lasciarsi travolgere dal vento che impetuoso soffia nelle nostre orecchie o farci annientare dalla bufera. Elena (Kasia Smutniak), la protagonista di “Allacciate le cinture”, il nuovo film del regista italo-turco Ferzan Ozpetek (che ha curato anche la sceneggiatura con Gianni Romoli), si trova per ben due volte in questa precisa situazione. Elena è una ragazza della porta accanto, bella, anzi bellissima, che lavora in un bar come cameriera e che ha perso il fratello, annegato in mare all’età di 22 anni. La sua è una vita semplice: è fidanzata con Giorgio (Francesco Scianna), un ragazzo intelligente e di buona famiglia, ed ha delle amicizie vere. Fabio (Filippo Scicchitano), un omosessuale dolce e comprensivo, è il suo confidente e migliore amico, come anche Silvia (Carolina Crescentini), fidanzata con Antonio (Francesco Arca), un meccanico rude e anche un po’ omofobo che fa perdere la testa a Elena, trascinandola nel cuore della tempesta di cui scrivevo prima.

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Passano gli anni. Elena ha aperto un pub con Fabio, si è sposata con il suo bel meccanico ingrassato di dieci chili ed è madre di due figli. Ma proprio in questo preciso istante una cellula si comporta come una mina vagante, duplicandosi e quadruplicandosi nel corpo della protagonista che avrà così l’occasione di guardarsi indietro dove tutto è cominciato, in quel mare cristallino di Lecce, un tempo calmo e oggi tanto agitato. “Allacciate le cinture” è un film passionale, le cui atmosfere, e in questo sono d’accordo con il regista, ricordano quelle di Saturno contro e de La finestra di fronte ma anche Mine Vaganti. In questa pellicola Ozpetek affronta temi importanti e usuali per lui: l’amore, l’amicizia e l’omosessualità sono visti sotto la lente d’ingrandimento della macchina da presa, senza alcuna necessità di essere contestualizzati. Lo spettatore si sente partecipe e coinvolto, perché queste storie appartengono a tutti e quindi Roma, Istanbul o Lecce non fa alcuna differenza. Le vicende sono universali e le bufere si verificano ovunque nel mondo, dopotutto. “Allacciate le cinture” con le sue musiche emozionanti fa parlare i corpi che cambiano, che ingrassano e dimagriscono in base agli stimoli interni ma anche a causa del tempo che passa per tutti, per ciascuno di noi. Figure che invecchiano e che si trasformano magari a causa di una malattia che ci fa sentire vulnerabili e tanto fragili di fronte alla persona amata, la quale potrebbe rifiutarci, per il nostro stato. Ma correre il rischio di vivere significa vedere nelle difficoltà un’occasione per comprenderci, per amarci veramente, per capire gi altri e soprattutto per voltarci indietro, anche quando un gesto semplice come guardarsi allo specchio diventa troppo complicato.

Trailer: http://youtu.be/4Iyc54Bkeqk

Maria Ianniciello

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