IL TORO NON SBAGLIA MAI: IL PRIMO LIBRO ITALIANO SULLE CORRIDE

«Quegli occhi, quello sguardo sprezzante. Il toro è un animale magnifico, possiede una tracotanza, un’arroganza, anche nella morte. Non ho mai visto niente del genere tra gli animali. E io di fronte a quegli occhi non sono più riuscito a mettermici. Del resto, ognuno ha il suo toro, ognuno ha il suo toro. Si dice così, lo sai? Io ho i miei tori da sfidare ogni giorno, ogni benedetto giorno che affronto ho i miei tori da affrontare».

Il nuovo libro di Matteo Nucci, Il toro non sbaglia mai, verrà presentato giovedì 26 luglio 2012 all’Isola del Cinema a Roma. Un italiano non più giovanissimo ha esplorato per anni la Spagna mosso dall’ossessione e dalla fede: la fede che il senso iberico della festa, della morte, della comunità gli trasmetteranno, per vie che non conosce, il segreto profondo del suo essere. Non conosce le vie, ma sa che passeranno per «i tori» – questo è il modo in cui in spagnolo si chiama la corrida. Nel suo viaggio solitario lo scortano Hemingway, García Lorca e Bataille, ma anche Platone e i miti greci, e lo bracca il nostro generale disprezzo verso quelle forme antiche di liturgia, di arte, di allevamento, in cui rispetto materiale e identificazione spirituale si fondono in modi sconosciuti alla nostra sensibilità. In un bar di Cadice, l’italiano si imbatte in Rafael Lazaga Julia, un suo coetaneo ex torero che accetta di iniziarlo, di insegnargli alcune figure del toreo e chissà, di prepararlo un giorno ad affrontare se non un torello – cosa già impensabile per un dilettante – una pur temibile vacca selvaggia. Rafael, animato a sua volta dal sogno di tornare nell’arena, lo introduce con un misto di diffidenza e generosità nel proprio mondo taurino, popolato da figure nobilissime e faccendieri da quattro soldi, e lo ospita nella propria famiglia, una famiglia pervasa di mistero: una famiglia eterna con al centro l’ineffabile Mariana, sorella cieca e veggente di Rafael, e il suo bambino, Paco. Attraverso questi incontri l’italiano potrà approfondire – e rendercene partecipi – la conoscenza di un rito che è un’isola di verità e riflessione nel mare accanito e conforme della modernità, potrà penetrare il senso doloroso e vitale che dà il confronto pieno con la morte, arriverà ad avvertire il felice segreto equilibrio fra tragedia e commedia, fra fato ed arbitrio che è il vero cuore del nostro destino: perché, come gli dice un giorno un allevatore, Ángel, «il toro non sbaglia mai. A sbagliare siamo sempre e soltanto noi uomini. A sbagliare è sempre e soltanto chi ha la possibilità di decidere».

Matteo Nucci è nato a Roma nel 1970. Ha studiato il pensiero antico e ha curato una nuova edizione del Simposio di Platone (Einaudi, 2009). Collabora con la Repubblica. Suoi racconti sono apparsi sulle principali riviste letterarie. Sono comuni le cose degli amici (Ponte alle Grazie, 2009), il suo primo romanzo, è stato finalista al Premio Strega 2010.

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto