Joumana Haddad, scrittrice libanese ed atea che fa paura

Joumana Haddad è una donna istruita, libera e atea. E questo fa paura, ecco il motivo.

Joumana- Haddad-scrittrice-libanese-atea Il nome di Joumana Haddad è conosciuto in tutto il mondo. In queste due parole è racchiusa tutta l’essenza di libertà e ribellione di una donna libanese, atea, scrittrice, poetessa, giornalista e artista. Parla fluentemente sette lingue (tra cui l’italiano), Joumana, è una splendida quarantaquattrenne colta e affascinante, attivista per i diritti delle donne, docente all’Università Libano-Americana di Beirut, capo redattrice del magazine Jasad (“corpo” in arabo) che affronta le tematiche artistiche, filosofiche, sociali e storiche legate al corpo e curatrice della pagina culturale del famosissimo quotidiano libanese an-Nahar, fondato nel 1933. Nel 2014, la rivista CEO Middle East l’ha classificata al sessantaduesimo posto nella graduatoria delle donne arabe più influenti del mondo. In Italia sono state pubblicate molte sue opere come “Ho ucciso Shahrazad, Confessioni di una donna araba arrabbiata” (Mondadori, 2010), oppure “Adrenalina” (Edizioni del Leone, 2009), “Il ritorno di Lilith”, (Edizioni Asino d’Oro, 2009) e l’ultimo in ordine di tempo, “Superman è arabo” (Mondadori, 2013). Poesie, saggi, racconti, romanzi che svelano uno stile schietto, originale, scorrevole, mai sopra le righe, elegante e raffinato qualunque tema tocchi, dalla condizione delle donne arabe all’erotismo. Joumana Haddad è una donna anticonformista, una vera e propria libera pensatrice che ha vissuto, letto, studiato, appreso e visto la realtà così bene e tanto in profondità da non poter più tornare indietro arrendendosi all’ignoranza e all’oscurantismo. Una personalità eclettica come ne esistono poche, capace di dar voce ai pensieri e forma alla creatività.

Joumana- HaddadIl 6 aprile la Haddad avrebbe dovuto leggere le sue poesie a Manama in Bahrein, invitata direttamente dal Ministro della Cultura. Purtroppo la scrittrice non potrà neppure mettere piede nella ricca capitale a causa delle proteste degli estremisti contro la sua presenza. Proteste che non si sono limitate (si fa per dire naturalmente) alla veemente polemica, ma sono arrivate addirittura alla minaccia di morte durante la khuṭba (sermone) del venerdì in moschea. Per evitare disordini Khalifa bin Salman Al Khalifa, Primo Ministro del Bahrein, ha negato il visto d’ingresso a Joumana Haddad, nonostante molti bahreiniti l’aspettassero e non vedessero l’ora di ascoltarla (è d’obbligo dirlo questo, perché è altrettanto necessario sottolineare che i musulmani non sono certo tutti uguali né tutti in accordo con i sermoni del venerdì). Quale sarebbe la “terribile colpa” (ironia, benché tragica) dell’intellettuale libanese? Essere donna, ça va sans dire, ma la cosa inaccettabile per questi uomini è trovarsi di fronte una donna bella e colta, capace di pensare, determinata nel parlare, incurante di giudizi e pregiudizi. Una donna che è, dunque, corpo, voce e intelletto, che ha idee e nessun timore a svelarle come svelato è il suo volto. Abbiamo bisogno, in tutto il mondo, di personalità così forti, in grado di andare avanti nonostante tutto, di scegliere (verbo importantissimo) il proprio destino consapevoli del probabile ostracismo a cui andranno incontro. Eppure non è finita qui. Joumana è anche laica e atea. Insomma, una “bestemmia vivente” per chi non riesce a concepire l’intelletto indipendente in un uomo, figuriamoci in una donna.

La scrittrice, però, non doveva recarsi in Bahrein per tenere conferenze sull’ateismo e la religione, ma leggere delle poesie. Qui sta il punto: leggere poesie. Ovvero fare cultura attraverso la parola scritta, rendere partecipe il pubblico di idee, riflessioni, desideri nati dalla creatività e dall’osservazione non contaminata del mondo, cioè senza preconcetti.

In altri termini Joumana avrebbe dovuto “leggere la libertà”, dare ali al pensiero, parafrasando il regista egiziano Youssef Chahine. Una donna araba, laica, atea, colta, bella, controcorrente, poetessa, giornalista, scrittrice, artista, poliglotta, indipendente. La cultura e la libera espressione fanno paura a molti. C’è bisogno di altre prove?

Francesca Rossi

 

 

 

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