Vita su altri pianeti, nuovi scenari da Pantelleria

©Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia - Stromatoliti silicee nel Lago Specchio di Venere (Pantelleria)
©Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia – Stromatoliti silicee nel Lago Specchio di Venere (Pantelleria)

Nello splendido scenario del lago di Specchio di Venere, a Pantelleria, un gruppo internazionale di ricerca, composto anche dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), sta studiando la formazione di stromatoliti, cioè di strutture sedimentarie di origine organica, che sono prodotte da comunità di microrganismi in ambiente marino o lacustre. Solitamente le stromatoliti sono composte da sedimenti di tipo carbonatico, invece la particolarità delle stromatoliti del lago Specchio di Venere sta nel fatto che il sedimento è di tipo siliceo e la loro formazione è favorita dall’attività idrotermale.

La ricerca, i cui ultimi risultati saranno presentati al prossimo convegno dal titolo: “Water Rock Interaction -14” , ad Avignone (Francia), si collega agli studi svolti nell’ambito della tesi di dottorato della ricercatrice Marianna Cangemi, dell’Università di Palermo, che attualmente proseguono in collaborazione con la sezione di Palermo dell’INGV e l’Università Pierre et Marie Curie di Parigi.

«Le stromatoliti silicee, dice Marianna Cangemi, sono molto rare in natura e per la maggior parte all’interno di ambienti idrotermali a temperature molto più elevate di quelle ambientali.vPer questo motivo il ritrovamento di tali strutture nel lago Specchio di Venere assume un carattere di eccezionalità, se non di unicità, in quanto a Pantelleria tali rocce si sono formate e sono attualmente in fase di accrescimento, in un ambiente di bassa temperatura, costituendo un prezioso ed attuale laboratorio geo-biologico». La conoscenza puntuale di tali processi è di fondamentale importanza non soltanto dal punto di vista meramente scientifico, ma anche per la corretta gestione della riserva naturale, nell’ambito della quale il lago si colloca, in quanto tali forme rappresentano un’entità paesaggistica di estremo interesse, che potrebbe essere opportunamente valorizzata in uno scenario di turismo eco-compatibile.

«Questi materiali – continua Paolo Madonia, ricercatore INGV – rivestono da sempre particolare interesse per microbiologi, paleontologi, sedimentologi, biogeochimici e astrobiologi, in quanto contenenti, nella loro matrice minerale la registrazione della storia chimica e morfologica della vita, e rappresentano inoltre un fondamentale punto di riferimento per il riconoscimento di forme di vita primordiali in altri pianeti (ad esempio su Marte)».

 

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