TERREMOTI, IN ITALIA POCO O NIENTE PER ATTUTIRE I DANNI

Le notizie che arrivano dall’Emilia Romagna stanno preoccupando l’opinione pubblica italiana. Gli italiani, già in allerta per la crisi economica, adesso temono ancor di più la natura, dato che le zone altamente sismiche nella nostra penisola sono numerose. Abbiamo, dunque, contattato l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per saperne di più su questi fenomeni e su ciò che si può fare non tanto per prevederli quanto per attutirne gli effetti. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che insiste il sismologo Salvatore Barba: «Non c’è possibilità di prevedere un terremoto nel breve o brevissimo tempo, ma si può tracciare una stima per grandi aree e a lungo termine. E’ necessario non tanto una prevenzione, che resta solo sulla carta, bensì un’adeguata informazione». Barba sostiene che «un organo preposto o la Protezione Civile dovrebbe studiare i possibili scenari, che potrebbero verificarsi nelle zone a rischio, mediante un esame capillare e attento dei territori». Ma non basta, «perché è fondamentale un’interazione fra gli Enti locali, in particolare le Regioni – che dovrebbero  commissionare la stima – e chi effettua lo studio degli scenari; altrimenti come è già successo rimarrà tutto aleatorio», aggiunge. E per quanto riguarda le possibili conseguenze nelle zone rosse, il sismologo afferma che «il rischio nella nostra penisola è sempre elevato a prescindere dal terremoto in Emilia Romagna». Il ricercatore smentisce anche quelle leggende metropolitane secondo cui nello stretto di Messina un vulcano potrebbe eruttare causando uno tsunami: «Il vulcano Marsili, che però non si trova nello stretto, potrebbe risvegliarsi causando una frana, da cui potrebbe nascere uno tsunami. Ma non c’è nulla di certo». Infine, per quanto riguarda l’Emilia Romagna, Salvatore Barba spiega che già nel 2002 l’Istituto di Geofisica e Vulcanologia aveva definito quell’area zona a medio rischio, anticipando quello che è successo nel 2012.

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