Il sottobosco. Berlusconiani, dalemiani, centristi uniti nel nome degli affari

Il grande male italiano. La politica degli affari e gli affari della politica, quell’intreccio di interessi che raramente emerge alla luce del sole ma che condiziona in modo decisivo la vita del paese: ecco il sottobosco, il cuore politico-economico dove il business è business, indipendentemente dal partito di appartenenza, e l’interesse di pochi, i soliti, piega l’interesse generale. Tutti dalla stessa parte, quella dei soldi. Così si arriva al paradosso che sul palcoscenico della politica destra e sinistra se le suonano di santa ragione, mentre nel sottobosco trovano un accordo che avvantaggia entrambe. Gli autori spiegano come D’Alema e Berlusconi, due politici apparentemente schierati uno contro l’altro, in realtà alimentano un nucleo di potere che da vent’anni paralizza l’Italia. Esemplare l’affare del petrolio venezuelano: da una parte Roberto De Santis, che chiama D’Alema “fratello maggiore”, e dall’altra Marcello Dell’Utri, ritenuto dal tribunale di Palermo cinghia di trasmissione tra Forza Italia e la mafia. In mezzo un mediatore come l’ex democristiano Aldo Micciché, latitante ed emissario della ‘ndrangheta in America latina. 

Ogni occasione è buona per garantire favori e avviare affari, anche le signorine di Tarantini o la fondazione Italianieuropei, finita sui giornali per le indagini della magistratura. E capita che lobbisti di sinistra, che hanno conquistato poltrone e strappato contratti ovunque, si appoggino a uomini di potere centristi o berlusconiani. Così le regole del merito e della sana competizione sono falsate e i grandi investimenti con risorse pubbliche decisi senza garanzie di trasparenza. 

Nessun taglio sarà efficace se non riuscirà a spaccare questa corteccia così spessa e diffusa. Nessun rilancio sarà possibile finché al potere rimarranno loro, gli uomini del sottobosco.

Claudio Gatti (1955) risiede negli Stati Uniti dal 1978 ed è inviato speciale de “Il Sole 24 Ore”. Collabora con il “New York Times”, l'”International Herald Tribune” e il “Philadelphia Inquirer”. Con Roger Cohen ha scritto IN THE EYE OF THE STORM (Farrar, Straus and Giroux, 1991), scelto dal “New York Times” tra i “libri dell’anno” del 1991. In Italia ha pubblicato RIMANGA TRA NOI (Leonardo, 1991), in cui ricostruisce i rapporti politici e diplomatici tra Stati Uniti e Italia dal dopoguerra alla fine della guerra fredda. Ha pubblicato il romanzo IL PRESAGIO (Rizzoli, 1996) e i libri d’inchiesta IL QUINTO SCENARIO (Rizzoli, 1994), sulla strage di Ustica, e FUORI ORARIO, sulle ferrovie italiane (Chiarelettere, 2009). 


Ferruccio Sansa (1968) vive a Genova ed è inviato de “il Fatto Quotidiano”. Ha collaborato tra l’altro con Radio Popolare, “Micromega” e con giornali tedeschi e inglesi, da “Geo” a “The Guardian”. Ha pubblicato con Luigi Offeddu i libri RAGAZZI DI SATANA (Bur, 2005) e MILANO DA MORIRE (Bur, 2007). Per Chiarelettere ha scritto due inchieste sul degrado dell’ambiente in Italia e sul rapporto tra il mattone, la politica e la criminalità organizzata: IL PARTITO DEL CEMENTO (con Marco Preve, 2008) e LA COLATA (con Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve, Giuseppe Salvaggiulo, 2010). Ha pubblicato una raccolta di racconti, SE CI FOSSIMO PARLATI (De Ferrari, 2001), che ha vinto il Premio Teramo 200

16 aprile 2012 ore 9.23

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