I SEGRETI DEL PAPA: GALEOTTO FU IL LIBRO

I panni sporchi vanno lavati in famiglia. Questo sembra essere l’imperativo categorico della Santa Sede, almeno stando agli ultimo fatti: l’arresto del maggiordomo del Papa che rischia 30 anni di carcere perché accusato di aver trafugato documenti privati. Il Corvo, così lo chiamano, ha divulgato ciò che non poteva e non doveva rendere noto. La goccia che ha fatto traboccare il vaso la pubblicazione di alcuni libri, in particolare  Sua Santità di Gianluigi Nuzzi che apre all’opinione pubblica le porte segrete del Vaticano. E adesso, in seguito alle recenti polemiche  suscitate dalla pubblicazione del libro di Gianluigi Nuzzi la Casa editrice Chiarelettere, invia un nota che pubblichiamo per intero.

«La Casa editrice tiene a precisare che il suo autore, lungi dall’aver ricettato alcunché, ha svolto il suo dovere di giornalista portando a conoscenza della pubblica opinione documenti di interesse generale nel rispetto delle norme vigenti in Italia e in Europa. Stupiscono pertanto alcune dichiarazioni tese a invitare il governo italiano ad appropriarsi di un ruolo che non gli compete in uno stato democratico e di conseguenza appaiono fuori luogo le interrogazioni parlamentari annunciate da alcuni esponenti del mondo politico dai quali, viceversa, ci si aspetterebbe una ferma presa di posizione in difesa della libertà di stampa. Stupiscono altrettanto le continue accuse di ricettazione, evidentemente volte a diffamare la casa editrice e il suo autore, e in merito alle quali va ricordato che la Suprema Corte di Cassazione, anche con riferimento all’art. 21 della Costituzione, ha più volte escluso che la ricezione di documenti riservati, e in ipotesi sottratti da terzi al legittimo proprietario da parte di un giornalista, possa essere considerata reato. Inoltre la Corte europea dei diritti dell’Uomo, in applicazione dell’art. 10 della Convenzione, ha più volte garantito e tutelato il diritto dei giornalisti di porre in circolazione notizie riservate o sottoposte a segreto, al punto da aver condannato Stati membri per la posizione assunta nei confronti di soggetti che avevano fatto il loro mestiere attingendo a fonti segrete o riservate».

Chiarelettere Editore

 

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